Star Adventurer: prima prova

Un nostro fedele cliente e esperto astrofilo, Fabrizio Marchesan, ha provato la scorsa sera, approfittando di una pausa tra un temporale e l’altro, lo Star Adventure.

Scrive Fabrizio: “Ho montato lo Star Adventure sul treppiede di una HEQ5 che si è ovviamente rivelato una roccia. Lo stazionamento al polo è immediato e preciso grazie al nuovo cannocchiale polare e all’uso di software come polar finder. Ho montato un Canon 70-200 f/4 L su una Canon 350D. La focale usata è stata di 100mm, equivalenti a 160mm sul formato APS-C. La canon è stata equipaggiata con un filtro eos clip cls-ccd e nonostante la presenza della Luna quasi piena ho eseguito pose su NGC7000 da 120s a 180s. L’astroinseguitore è andato oltre le mie aspettative dimostrando solidità e precisione nell’inseguimento. Lo ritengo uno strumento molto valido sopratutto per chi può viaggiare e trovarsi in luoghi veramente bui, portandosi dietro un setup minimale”

NGC7000

Una grande avventura di Daniele Gasparri – AGGIORNATO CON RESCONTO FINALE

Una grande avventura – Daniele Gasparri [aggiornamenti in fondo alla pagina – inserite foto eclisse + aurore elaborate + resoconto finale]

Al bando la scaramanzia! Quando si decide di intraprendere una nuova avventura e la si vuole condividere con il maggior numero possibile di appassionati, non c’è tempo per farsi intimidire da tutti i possibili imprevisti che potrebbero accadere.

Eccoci qui allora. Mi chiamo Daniele Gasparri, astronomo, autore di diversi libri di astronomia e soprattutto super appassionato del cielo. Insieme a un gruppo di 12 persone, tra cui l’astrofilo e autore Marco Bastoni e alcuni esperti astrofotografi come Federico Pelliccia e Giovanni Giardina, stiamo per intraprendere una grande avventura verso il profondo nord. Ci spingeremo a oltre 70° di latitudine, ben all’interno del circolo polare artico e ci sposteremo dalla cittadina norvegese di Tromso fino alla profonda e selvaggia Lapponia svedese e finlandese per cercare di catturare due spettacoli straordinari della Natura: le aurore polari e l’eclisse di Sole del 20 marzo. Non avremo il privilegio di osservarla totale, ma arriveremo a una fase molto più avanzata di quella che è possibile osservare dall’Italia: il Sole verrà infatti coperto per oltre il 95% e il calo di luce sarà piuttosto marcato.

Grazie alla preziosa collaborazione con Riccardo Cappellaro di Teleskop service Italia, siamo stati equipaggiati con un super telescopio solare: un lunt H-alpha da 60 mm con il quale, si spera, osserveremo e faremo osservare a tutti voi le fasi dell’eclisse di Sole insieme a filamenti e protuberanze della nostra stella. Attraverso questo blog, inoltre, potrete seguire quasi in diretta le fasi dell’eclisse e di tutto il viaggio, dalla parte astronomica a quella naturalistica.

Quello dell’eclisse sarà infatti solo uno dei momenti di un viaggio di tre notti e quattro giorni nel quale andremo alla caccia delle aurore polari, magnifici spettacoli di luci che solcano questi cieli per noi tanto lontani. Non è la prima volta per me, le ho potute ammirare anche lo scorso anno e per questo sono ancora più emozionato e impaziente di poter assistere di nuovo a uno degli spettacoli più belli e potenti della Natura (se non il più bello!). Sfidando il freddo (sono previste temperature di -20°C) e le nuvole andremo a caccia di uno sprazzo di cielo libero, sperando che questi imprevedibili fiumi di luce si renderanno visibili in tutta la loro sublime potenza.

Ecco allora quale sarà l’avventura che vivremo insieme, quasi in tempo reale, attraverso le pagine di questo blog. Nessuno sa quali condizioni meteo troveremo e nessuno sa se e quando le aurore verranno a bussare alla nostra porta. Tutto quello che potremo fare sarà tenere caldi i motori delle nostre auto per poterci spostare anche di centinaia di chilometri nella fredda notte del circolo polare artico, con le macchine fotografiche in una mano e tanta speranza nell’altra, pronti per immortalare gli improvvisi bagliori verdi che, si spera, si renderanno visibili senza alcun preavviso.

Non solo eclisse e non solo di notte. Il meteo non potrà infatti impedirci di ammirare lo straordinario panorama di quei luoghi, dai fiordi norvegesi alla tundra ghiacciata e incantata della Lapponia, che sarò pronto a condividere con voi appena sarà possibile.

Comunque vada, quindi, restate incollati su queste pagine, a partire da giovedì 19 marzo fino a domenica mattina 22 marzo, senza perdervi le fasi dell’eclisse di Sole, che da dove saremo noi inizierà circa alle 10 di mattina (ora italiana) con il massimo circa alle 11, così potrete vivere insieme a noi le emozioni, le avventure e gli inevitabili imprevisti di un viaggio che in ogni caso si preannuncia spettacolare!

 

UPDATE 18/03/2015

Prova di ripresa con Lunt 60, reflex modificata e barlow 2x, esposizione unica, tutto pronto per l’eclisse!!

AGGIORNAMENTO 20/03/2015

La prima serata se n’e’ andata, insieme a una giornata imprevedibile e durissima. Il volo da Milano a Oslo, prima tratta che poi da qui ci avrebbe portato a Tromso, ha subito un ritardo di quasi un’ora, per non si sa quale motivo. Tra valigie perse e corse sfrenate siamo riusciti a prendere all’ultimo minuto la coincidenza per la nostra meta finale. Eravamo gia’ provati ma era solo l’inizio dell’avventura, quella dura che ti mette di fronte ostacoli che sembrano troppo grossi. Cosi’, ormai a pochi chilometri da Tromso il comadante ci comunica che gireremo per una mezz’oretta sopra la citta’ perche’ a terra le condizioni di vento forte e neve fitta impediscono l’atterraggio. Passiamo quasi un’ora a girare in tondo ammirando i colori del tramonto e alla fine le condizioni non migliorano, cosi’ ci dirottano in un aeroporto 300 km piu’ a sud, a Narvik. Atterriamo e aspettiamo un’altra mezz’ora nell’aereo fermo e ormai avvolto dalla copiosa nevicata in atto.
Alla fine la decisione del comandante: saremo decollati per provare ad atterrare a Tromso, ma le condizioni erano ancora al limite, con forte vento laterale e tanta neve che gli spazzaneve non riuscivano a togliere. Se non saremmo riusciti ad atterrare a Tromso ci avrebbero riportato a Oslo e fatto prendere un volo la mattina seguente. Questo avrebbe significato addio all’eclisse e tutti eravamo terrorizzati da questa eventualita’. Dopo aver decollato da una pista completamente bianca alla fine, con tre ore di ritardo, siamo per fortuna riusciti a toccare terra a Tromso. 9 ore di aereo, tre decolli e altrettanti atterraggi, una valigia dispersa a Oslo ritrovata a Tromso e insieme a lei anche la voglia di continuare un’avventura che fino a quel momento ci aveva bastonato per bene. Prese le auto, andati in hotel, indossato l’abbigliamento termico e a mezzanotte siamo usciti. Un piccolo sussulto dell’aurora nello stretto spazio tra due nuvole e’ tutto
quello che siamo riusciti a vedere. Dopo solo neve, ghiaccio e nuvole spesse che ci hanno nascosto l’aurora che nel cielo brillava soave. A letto, con la voglia e la speranza di vedere l’eclisse; non da Tromso perche’ sara’ brutto. La nostra missione e’ svegliarsi all’alba e guidare in Lapponia fino a trovare il Sole. ce la faremo? riusciremo ad avere il segnale cellulare per far vedere le foto? Non si sa, ma di certo noi, dopo tutto quello che abbiamo gia’ passato, siamo pronti a tutto e non ci arrenderemo fino all’ultimo! Dalle 10 in poi state collegati e scoprirete se ce l’abbiamo fatta!

 

PRIME FOTO NON ELABORATE DELL’ ECLISSE!!! Con Lunt 60 e Reflex Canon modificata

AGGIORNAMENTO: A caccia di aurore! 

Secondo giorno: la giornata perfetta 

Sono le 12 del terzo giorno e seduto su una poltrona nella sala principale dell’hotel guardo fuori il panorana incantato di questo posto ghiacciato e ripenso alla giornata e soprattutto alla notte appena trascorse.

L’eclisse e’ andata bene e forse questo lo sapete gia’. Quello che ancora non sapete e’ come e’ proseguito il resto della giornata, di cui l’eclisse ha rappresentato solo un timido antipasto. Cominciamo dal luogo in cui l’abbiamo osservata. A Trosmo, nostra base operativa, le previsioni erano impietose, cosi’ ci siamo buttati giu’ dal letto prima delle 6 di mattina e alle 7 eravamo gia’ in macchina. L’obiettivo era semplice: guidare piu’ a est possibile fino a raggiungere la Lapponia, luogo nel quale tutte le previsioni meteo ci garantivanoil sereno. Dopo aver letteralmente sciato per almeno 100 km su strade lastricate di ghiaccio e aver superato le montagne costiere, il paesaggio Lappone sì è aperto di fronte a noi con tutto il suo splendore. Un cielo limpidissimo, un Sole alto pochi gradi sull’orizzonte, distese immense di ghiaccio e una temperatura di -8 gradi. Abbiamo scelto di osservare l’eclisse ai bordi di uno dei tanti laghi ghiacciati nella Lapponia finlandese e lo spettacolo è stato grandioso.

Ma la nostra fuga nell’entroterra Lappone era finalizzata anche per osservare lo spettacolo per cui ci siamo spinti fino a 70 gradi di latitudine nord: le aurore. Dopo la delusione e le sfortune della prima sera la tensione era enorme e non potevamo piu’ fallire.

E cosi’ e’ stato. Dopo aver raggiunto il nostro luogo di osservazone piu’ a est possibile dalle montagne foriere di nuvole e neve, l’aurora si e’ presentata in grande stile prima ancora che il cielo fosse buio. Qui il Sole sembra voler far soffrire gli amanti della notte con un gioco sadico. Poco prima delle 18 si getta sotto l’orizzonte e ci lascia pensare che la notte sia vicina; invece e’ solo l’inizio di un crepuscolo di 3 lunghissime ore in cui le stelle faticano ad accendersi, soprattutto verso ovest. Ma l’aurora non ha tutta questa pazienza certe volte. E ieri era una di queste. Con il cielo ancora chiaro ecco un fiume di luce attraversarlo da est a ovest, passando per lo zenit e arrivando fino a Venere che dava bella mostra di se’ nei colori del tramonto infinito. E’ l’inizio di uno spettacolo che non dimenticheremo mai piu’, perche’ l’aurora ci ha accompagnato per tutta la notte. La presentazione e’ stata esplosiva. Quel fiume di luce all’inizio statico e indistinto in mezz’ora e’ diventato un turbinio di luci in rapido movimento che ci ha fatto urlare al cielo. Il verde tipico di questi spettacoli era evidente anche ai nostri occhi e accesissimo in foto. Questo primo atto e’ durato mezz’ora e a posteriori era solo l’antipasto.

Dopo una pausa di mezz’ora nella quale il fiume di luce colorato ha deciso di calmarsi, sebbene coprisse tutto il cielo, il secondo atto ci ha lasciato interdetti perche’ nessuno aveva mai visto una cosa del genere. Onde velocissime di color verde hanno cominciato a solcare il cielo da nord verso sud, muovendosi a una velocita’ straordinaria, decine di migliaia di chilometri l’ora. In un decimo di mezzo secondo verso nord partiva un impulso di luce che si propagava come una nuvola fino all’estremo sud. Un’onda luminosa dopo l’altra, per almeno dieci minuti. Impossibile fotografare qualcosa ce va cosi’ veloce ma i nostri occhi sono rimasti rapiti da un fenomeno del genere.

Cosi’ si concluse il secondo atto. La meritata pausa ci ha lasciato il tempo per respirare di nuovo e farci accorgere che nel mezzo del lago ghiacciato in cui stavamo si sentiva il ghiacco muoversi e produrre suoni simili a esplosioni, tipici di due placche che si scontrano e che generano deboli terremoti. Nessuna paura; il ghiaccio qui in Lapponia a Marzo e’ ancora spesso piu’ di un metro e tutti i corsi d’acqua sono percorribili persino con le motoslitte.

Il cielo era ancora verde ma il fiume non era in piena, cosi’ decidemmo di riscaldarci un po’ in macchina. A -16 gradi e con un vento teso in grado di congelare il respiro e gli occhi, un po’ di caldo era di certo molto gradito.

Dopo una cena a base di affettati e crackers, decidemmo di ripartire con calma e di iniziare a colmare il divario di tre ore di macchina che ci separava da Tromso. Mentre io guidavo gli altri avevano il compito di controllare dal finestrino lo stato del cielo e di avvisarmi immediatamente nel caso in cui l’attivita’ sarebbe di nuovo aumentata. Girava infatti da ormai qualche ora l’ipotesi che verso la mezzanotte avremmo potuto assistere a una intensificazione dell’attivita’. In cuor mio pensavo fosse solo una speranza di chi non era ancora sazio, ma mi sbagliavo e di grosso.

Dopouna sosta per fare rifornimento nell’unico paese nel raggio di oltre 200 km, un’occhiatarapida al cielo ci ha fatto sussultare: era verde acceso. L’aurora aveva ricominciato a dare spettacolo!

Il terzo e ultimo atto e’ stato incredibile. Dopo 10 secondi dall’avvistamento abbiamo trovato una provvidenziale area pargheggio ai bordi della strada, siamo scesi a bocca aperta, abbiamo scatenato la nostra potenza di fuoco fotografica in un cielo che ancora adesso riesco a vedere nitido di fronte a me. E’ impossibile descrivere quello che e’ successo. Un’intensa tempesta geomagnetica ci ha regalato sesprenti di luce luminosissimi e coloratissimi. Non si vedeva solo il verde ma anche il giallo, il rosso e il porpora. Erano cosi’ accesi da illuminare il paesaggio intorno e trasformare un cielo buio quasi perfetto in uno spettacolo che non avremmo mai pensato di osservare. Quella era l’aurora, quello e’ stato il momento piu’ incredibile, che ha cancellato in un colpo solo tutte le fatiche e le difficolta’. L’aurora era cosi’ brillante che era ben visibile dagli schermi delle nostre fotocamere e saturava il sensore gia’ con un paio di secondi di esposizione. Una cosa incredibile; non si sapeva dove guardare perche’ ovunque fiumi e serpenti si accendevano e si muovevano a velocita’ mai viste. L’emozione era d e’ ancora fortissima e spero che un paio di foto possano rendere l’idea, ma per capire cosa abbiamo visto e provato noi prendete queste sensazioni e moltiplicatele per 1000 o forse di piu’; cosi’ forti da lascarci a bocca aperta, di farci urlare; cosi’ forti da far sentire i -16 gradi quasi piacevoli persino senza guanti e cuffie. Questa, Signori, e’ l’aurora: una delle esperienze piu’ belle che potremo mai fare su questo straordinario pianeta.

 

AGGIORNAMENTO: ecco le straordinarie fotografie elaborate che Daniele ha inviato stamattina. Invidia pura!

 

AGGIORNAMENTO: il resoconto finale

Tornati in Italia, tiriamo le somme

Il viaggio nel grande nord è finito, siamo già tornati alla vita di tutti i giorni ma dentro di noi porteremo sempre le avventure di uno dei viaggi più intensi, improvvisati e sorprendenti che abbiamo mai fatto.

La terza e ultima notte l’aurora non si è mostrata a noi con lo straordinario spettacolo della sera precedente, ma ci ha comunque salutato degnamente, sebbene si sia fatta desiderare.

Dopo la grande tempesta della sera prima volevamo a tutti i costi chiudere in bellezza ma le previsioni meteo erano impietose. Niente di nuovo per Trosmo, ma anche in Lapponia era previsto l’arrivo di un esteso fronte perturbato che in breve avrebbe coperto tutto il cielo. Tutto questo, però, non ci ha fermato. Dopo aver trascorso una mattinata tranquilla riposandoci e ricaricando le batterie (non solo quelle delle fotocamere!), abbiamo deciso di provare comunque, perché non avevamo nulla da perdere.

Poco dopo le 15 siamo quindi partiti di nuovo verso l’entroterra Lappone, attraversando meravigliosi paesaggi innevati degni dei migliori film, percorrendo di nuovo la Northern Lights Route, quella strada lunghissima così somigliante alle sterminate e aride distese dell’entroterra americano e australiano, con la piccola differenza di essere circondata da neve e ghiaccio. Siamo così arrivati in Finlandia che il Sole era appena tramontato e le nuvole, poco dietro di noi, stavano già arrivando. Così, dopo un breve consulto, abbiamo deciso di proseguire verso est più possibile, fino a trovare un po’ di cielo libero.

Abbiamo guidato per circa un’ora e a un certo punto ci siamo accorti che il cielo era sgombro da nubi, con l’aurora che si stava già mostrando a noi. Ci siamo fermati su un’area parcheggio lungo la strada deserta e ci siamo fatti forza. Sì, perché fuori il termometro segnava -19°C, 5 gradi in meno della serata precedente che era già stata abbastanza fredda. Non c’è voluto comunque molto per convincerci a uscire. Quando il cielo è diventato verde ci siamo fiondati fuori, qualcuno (io) persino senza guanti.

Ecco di nuovo l’aurora formare un perfetto anello che attraversa il cielo dall’orizzonte nord-est fino a nord-ovest, una gigantesca autostrada di luce, molto diversa dall’esplosione di colori e dinamica della sera prima, ma sempre bella e interessante.

Il freddo pungente si faceva sentire, ma non ci ha fermato. A ogni respiro nel naso si formavano piccoli aghi di ghiaccio, il fiato congelava sulle sciarpe e sul passamontagna e le ciglia umide si incollavano se si tenevano chiuse le palpebre per qualche secondo. Può sembrare fastidioso e doloroso, ma in quel momento era un’ulteriore fonte di divertimento: chi mai avrebbe pensato che il freddo da freezer potesse generare tutti questi strani effetti?

Il meteo non ci ha concesso molto tempo; un’oretta o poco più. Ogni tanto l’aurora diventava più luminosa e riusciva a illuminare la lunga strada che si stagliava di fronte a noi e un paesaggio che senza questa fonte di luce sarebbe stato nero come la pece. Certo, perché qui l’inquinamento luminoso non esiste. Di fronte a noi nessun paese per almeno 150 km; dietro di noi il villaggio più vicino era a 80 km. Verso sud e nord nessuna mappa indicava insediamenti umani degni di nota. Eravamo nel mezzo del nulla. E se a qualcuno questo può spaventare, a noi, così appassionati del cielo e della Natura, eccitava quasi quanto l’aurora. Vedere tutto l’orizzonte nero, senza la minima traccia delle tipiche colonne di luce prodotte da città e paesi era la ciliegina sulla torta di un’altra notte da ricordare, qui nel grande nord, dove il ghiaccio è così secco da diventare un fidato compagno di viaggio, un po’ come la terra delle nostre temperate regioni.

Un’oretta, poco più; giusto il tempo per metabolizzare le emozioni della notte precedente e farci apprezzare, con calma, la straordinaria desolazione di un paesaggio mozzafiato che spesso viene illuminato di verde, una luce diffusa e delicata che non ci stancheremo mai di inseguire e ammirare.

A presto Lapponia; a presto aurora. Lo so già che ci rivedremo molte altre volte; ci vuole solo la pazienza di aspettare un’altra orbita intorno al Sole.

 

 

Un sincero Grazie a Daniele e a tutti i partecipanti alla spedizione per averci reso partecipi, virtualmente, di questa bellissima esperienza!

TS Italia

Ortoscopici a confronto

Test ortoscopici: Takahashi Mc Abbe Ortho vs Kasai vs Baader Genuine Ortho + test su Giove tra C9 e TS ONTC 8” f/5

Da un po’ di tempo sono tornati di gran moda gli oculari ortoscopici, dopo una bella diffusione dei vari oculari a grande estrazione pupillare, che hanno avuto il pregio di rimediare ad uno dei principali difetti dello schema ortoscopico: la bassa estrazione pupillare. Invece ora in molti tendono a ricercare la massima prestazione, ed ecco che gli ortoscopici sono tornati sulla cresta dell’onda.

Io personalmente amo gli ortoscopici, perché preferisco sempre usare degli oculari ad alte prestazioni per concentrarmi meglio sui limiti dello strumento piuttosto che stare a capire se e quanto un oculare incide su quello che vedo. Usando molti strumenti diversi, era una scelta obbligata, ma che mi ha sempre ben ripagato.

Nella mia collezione personale ho i Kasai, i Baader Genuine Ortho (la prima versione, quelli fatti in Giappone) e i nuovi arrivati, i Takahashi Mc Abbe Ortho. Quindi tutte lenti di ottima fattura costruiti nel paese del Sol Levante.

I test li ho fatti a ripetizione sul soggetto che secondo me poteva sviscerare le piccole differenze tra i vari oculari: Giove. Grazie al basso contrasto superficiale ho ritenuto che fosse il soggetto ideale per capire i limiti dei vari modelli.

Telescopi usati: C9 (Nexstar Evolution 925) e TS ONTC 8” f/5 – anche il test di questi due strumenti merita un appunto a parte.

Primo round: Kasai 12.5mm VS Takahashi 12.5mm – strumenti usati: C9 e ONTC 8”

Il seeing non era male, ho iniziato ad osservare col C9 e con l’ONTC poi. Il Kasai si è rivelato un pelo più morbido del Takahashi, nel senso che nel Taka le bande erano disegnate in modo molto più netto, così come i vari festoni. La Grande Macchia rossa, in levata sul bordo del pianeta, si mostrava in modo spettacolare. Una differenza più rilevante è nella resa del colore: nel Kasai è più calda, mentre nel Taka è più fredda, più neutra. Il Takahashi si è rivelato superiore del 20-30% rispetto al Kasai. Riguardo il colore dell’immagine, la cosa è puramente soggettiva: la differenza la fa il gusto dell’osservatore, anche se ovviamente non è che il Taka cambi il colore delle cose, sono differenze che credo non si possano neanche notare senza una comparazione diretta. Invece una differenza ENORME l’ha fatta la comodità di osservazione: il Kasai con la sua forma a punta era TERRIBILMENTE scomodo, mentre il Taka, col suo paraluce molto corto, era davvero comodissimo e riparava anche bene dalle luci parassite (ho condotto il test in pieno centro città tra i lampioni). Una nota interessante è stato notare come il Taka venisse messo a fuoco in posizione ben più esterna rispetto al Kasai.

 

Secondo round: Baader Genuine Ortho 9mm VS Takahashi 9mm

Ho usato sempre il C9 e l’ONTC da 8”, le considerazioni su questi due strumenti le trovate in fondo al test.  Il Baader offre, come il Takashi, una buona comodità nell’osservazione, anche se la presenza di quel piccolo paraluce, quando si osserva in mezzo a luci parassite, l’ho trovata davvero comoda. A livello di resa cromatica il Baader si è comportato come il Kasai, offrendo immagini più calde rispetto a quelle più fredde del Takahashi. A livello di prestazione la differenza, sinceramente, c’è tutta. Se nel Baader si vedevano la seb e la neb, nel Takahashi si vedevano anche le altre bande minori, questo per dare un metro di paragone, ovviamente senza troppo sforzo. Il Takahashi focalizzava inoltre i satelliti in modo più efficace, raggiugendo così il corretto punto di fuoco più velocemente e con minor sforzo.

 

Terzo round: Baader Genuine Ortho 7mm VS Takahashi 6mm VS Kasai 6mm- C9 e ONTC 8”

La differenza tra questi tre ortoscopici è più evidente alzando gli ingrandimenti. Il Baader ed il Kasai fanno vedere bene (il Kasai un filo meglio, ma la scomodità la fa da padrona), mentre il Takahashi fa proprio vedere. I particolari sul disco del pianeta sono staccati in modo evidente, mentre negli altri due sono po’ più sfumati. Come sempre, ad alti ingradimenti, le differenze si vedono bene.

Conclusioni: sono tutti e tre dei buoni ortoscopici, solo che il Taka secondo me si è rivelato un eccellente ortoscopico. Non solo per le qualità ottiche che rispecchiano in pieno il blasone del marchio, ma anche la costruzione dimostra una bella cura progettuale: quel piccolo paraluce mi ha aiutato non poco durante le osservazioni, nel ripararmi dalle luci parassite (leggasi lampioni) che avevo intorno. Il Takahashi mette a fuoco più esternamente rispetto agli altri ortoscopici, può fare piacere a chi ha bei problemi di backfocus.

Considerazioni sul C9 e sull’ONTC da 8” f/5: entrambi due ottimi strumenti. Il C9, come sempre, quando usato in modo proprio, dice la sua. Mi ha stupito l’ONTC invece: i particolari mostrati erano gli stessi del C9, ma proprio gli stessi! D’altronde l’ONTC ha ottiche selezionate al banco ottico e la qualità costruttiva è nettamente migliore rispetto ad un newton cinese..avrei molte altre considerazioni, ma direi che meritano un articolo a parte!

TLAPO804: la recensione di Claudio

Un nostro affezionato cliente ha preso il TLAPO804, il suo resoconto della prima serata osservativa, buona lettura!

“Ecco i primi risultati delle prove che abbiamo fatto con il piccolo killer TLAPO804 ,( chiamato il killer per aver strapazzato il fs78 in altri confronti definito in quelle occasioni il “cattivo”). Con il Coronado l’abbinamento è perfetto con un 20mm la visione completa del disco Solare con le protuberanze e alcune facole mostra una incisione e risoluzione notevole… spettacolare.

Ma il bello viene quando lo abbiamo messo a confronto con il Tak fs78 f8, puntato Venere nel TLAPO804 non vi è nessuna minima traccia di cromatismo un immagine che sembra simile a quella fornita da un newton f6, perfettamente bianca, cosa che non si può dire per il Tak che non è perfettamente immune dal peccato di lieve cromatismo. Poi puntiamo Giove la visione è sorprendente a 171x si vedono bene incise le due bande principali con alcune particolari formazioni più altre quattro o cinque bande più sottili e un bel transito di Io sul disco a memoria mi ricorda molto l’immagine che mi aveva a suo tempo impressionato fornita da Astro-Phisics 90 f5 il ( clandestino), anche qui il TLAPO804 batte il Tak per una migliore risoluzione dei dettagli. Pure la visione di, Saturno della bella e nera divisione di Cassini e della netta ombra degli anelli proiettata sul pianeta! e di tre delle sue lune, che dire? Un  appagante massaggio shatshu alla retina come la spettacolare separazione a 280x di delta Cygni ,epsilon Bootes,xi Bootes,Castore,Polaris et molte altre.

Tutto questo per confermare la mia grande soddisfazione per l’acquisto di questo piccolo concentrato di alta tecnologia ottica, e con le prime impressioni da semplice visualista, mi sento di dire che oggi non ha più senso spendere molti più € per acquistare Takahashi o Astro- Phisics (per quest’ultimo gioca anche l’incognita del tempo di consegna).
Grazie per la cordialità e a risentirci per nuove sensazioni e soprattutto immagini.”

Grazie a te Claudio e buone osservazioni!

Guida fuori asse con le nuove camere di guida

Sempre più spesso mi vengono chiesti consigli su guide fuori asse e camere di guida, specie abbinate in situazioni dove i riduttori di focale regalano ben poco backfocus.

Le prime guide fuori asse erano spesse qualche cm e inoltre il lato camera di guida presenta un filetto T2, per poter montare agevolmente la maggior parte delle camere di guida presenti qualche anno fa.

La gran parte delle guide fuori asse attuali, oltre ad essere molto sottili, permette la rotazione della camera di guida, ma se si usa una reflex, spesso, questo movimento è limitato in quanto va a sbattere contro il corpo macchina. Inoltre portare in una situazione di parafocalità una reflex/ccd e una camera di guida avvitata al filetto T2 non è semplice in quanto spesso bisogna ricorrere alle prolunghe T2 e si va tendenzialmente a tentativi.

Per fortuna l’arrivo della Lodestar ha introdotto il concetto di camera compatta, grazie al barilotto da 31,8mm, che quindi poteva innestarsi come un qualsiasi oculare da 31,8mm. Quindi se si mettesse un portaoculare da 31,8mm sul filetto T2 della guida fuori asse, ecco che la camera di guida per andare a fuoco rispetto alla camera di ripresa, basterebbe muoverla su giù rinunciando a complicate prove con prolunghe T2.

Teleskop Service ha creato il TST2-1-T2s che andando ad avvitarsi sul filetto T2 lato camera della guida fuori asse, consente di montare camere di guida con barilotto da 31,8mm (Lodestar, QHY5II, QHY5L-II) e di metterle a fuoco muovendole delicamente su e giù nel raccordo. Il bloccaggio con anello comandato da viti di blocco garantisce l’assenza di graffi sul corpo della camera.

Inoltre la sensibilità della Lodestar e della QHY5L-II le rende ideali per essere usate con telescopi a lunga focale, come i diffusi SC o RC.

In sostanza si crea un sistema davvero versatile ma soprattutto facile da usare, il che si traduce nel mettere in funzione il sistema in circa 10-15 minuti massimo.

La foto raffigura una TSOAG9 con il raccordo TST2-1-T2s e una camera QHY5L-II.

Se state valutando di passare alla guida fuori asse, vi consiglio fortemente questo tipo di configurazione, per la sua semplicità e velocità d’uso!

Il nuovo TSED70Q

Con piacere vi presento il nuovo quadrupletto da 70mm, 474mm di lunghezza focale e correttore al lantanio per un’alta correzione dei colori. Come potete vedere dalle foto il TSED70Q presenta un’incisione e una correzione dell’aberrazione cromatica che non hanno niente da invidiare a strumenti più costosi. Inoltre è corretto totalmente per il campo APS-C e sul full frame offre delle prestazioni di tutto rispetto: un fantastico compagno di viaggio!

Ho avuto modo di testare questo strumento in via preliminare sia in ambito fotografico (poco per via del maltempo) che visuale. Il lantanio usato fornisce una correzione che è intermedia tra un FPL-51 e un FPL-53, però riducendo notevolmente i costi in fase di produzione rispetto a quest’ultima. Sicuramente bene dato che lo strumento viene offerto al pubblico ad un prezzo di 549€ (ricordo che è spianato, senza spianatore costerebbe ancora meno), ma la domanda è: qual’è la resa cromatica?

Nella mia esperienza il peggior test per verificare il cromatismo è osservare ad alti ingrandimenti oggetti metallici come le antenne televisive durante il giorno. La luce incidente e i riflessi sul metallo sono davvero un duro banco di prova. Lo strumento di riferimento è stato il TSAPO804, il tripletto da 80mm in FPL-53, l’80ino più corretto che mi sia mai capitato tra le mani a quest’oggi. Come potete poi vedere dalla fotografia sottostante, il residuo cromatico è pressochè nullo, il che è una buona cosa perchè nell’osservazione notturna diventa impercettibile per oltre il 95% dei casi. Il cromatismo poi si è rivelato essere soprattutto fuori asse, quindi davvero debole. Ovviamente il TSAPO804, come al solito, restituiva immagini assolutamente da manuale. La tonalità delle immagini è neutra, non ho notato dominanti cromatiche azzurre o giallastre. Nel normale uso come potente cannocchiale per vedere i panorami, il cromatismo è assente. Nell’uso notturno ho verificato come la Luna, usando degli ottimi oculari ortoscopici come i Kasai, non mostrava cromatismo lungo il bordo. L’incisione era ottima, i particolari forniti erano in linea con quelli consentiti dall’apertura. Ho sbirciato anche Giove, che mostrata le  principali strutture nuvolose. La correzione del campo si è rivelata superiore a quella del famoso quadrupletto TS 65Q, il 70Q è anche pienamente usabile come teleobiettivo di qualità. Adesso sono in attesa di provarlo sugli oggetti estesi del cielo estivo dal Rifugio Scarpa dove sono solito scappare per le mie scorribande montane, in particolare voglio usare i miei Speer Waler da 82° per godere di ampie visioni con stelle puntiformi da bordo a bordo…appena avrò novità le troverete su questo blog!

Il prossimo test sarà sul TS100QAPO, quadrupletto in FPL-53 di gran pregio, il naturale fratello maggiore del TSED70Q, a presto!

Il vostro tecnico per l’Italia, Riccardo

foto: antenna televisiva ripresa al fuoco diretto con una Canon 6D. La vignettatura è normale dato il focheggiatore da 2″, il cromatismo è pressochè assente. (click per accedere alla versione full res)

luna: ripresa al fuoco diretto con una Canon 6d, crop centale e nessuna elaborazione, leggermente sovraepsosta per mostrare l’assenza di cromastismo

foto: pleiadi, canon 6D, 30s. La correzione è molto buona anche sull’impegnativo formato full frame. Il prima possibile farò delle foto a lunga posa e le pubblicherò, sia con una 550D modificata che con la 6D. (click per accedere alla versione full res)

Alcune foto del nostro cliente Davide Da Col,  sempre con il TSED70Q e una reflex Pentax al fuoco diretto

Oculari super grandangolari: campi visivi a confronto

Sono in arrivo i nuovi oculari TS da 20mm a 100°, 5mm e 3.5mm a ben 110°, ma alla fine, se abbiamo già degli oculari grandangolari, quanto possono rendere in più? Giustificano il cambio?
Vi posto alcune schermate nelle quali potete vedere il campo apparente su soggetti estesi e non, fornito dagli oculari TS da 100° e 110°, confrontato con gli Antares Speers Waler da 82°. Gli strumenti sono un TSAPO804, un Newton TS ONTC 200/800, un Dobson 12″ f/5 e un C8

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Nebulosa Velo – TSAPO804 – Antares 17mm 82° vs TS XWA 20mm 100°

In giallo il TS XWA 20mm, in rosso l’Antares 17mm. La differenza è evidente, anche grazie ai 3mm in più di focale del TS.

ONTC 200/800 – M8 e M20 – TS XWA 20mm 100° vs Antares 17mm 82°

In rosso l’Antares, in Arancio il TS. SI può notare come il TS consenta di abbracciare comodamente entrambi gli oggetti. Una grossa comodità poter usare visioni ultra grandangolari con strumenti che iniziano ad avere un’apertura interessante.

Dobson 12″ f/5 – Velo – TS XWA 20mm 100° vs Antares 17mm 82°

Con soggetti molto estesi che richiedono possibilmente strumenti di generosa apertura per osservarne al meglio i dettagli, il TS XWA 20mm 100° si rivela una scelta vincente, permettendo in questo caso di poter abbracciare tutta la Velo sulla 52 Cygni.

Dobson 12″ f/5 – M13 – TS XWA 5mm 110° vs Antares 4.9mm 82°

Se vogliamo guardare dei soggetti deepsky ad alti ingrandimenti, ecco che la superiorità del TS XWA 110° si manifesta, regalando una visione non sacrificata dell’oggetto.

ONTC 200/800 – M35 – TS XWA 9mm 100° vs Antares 82° 9.4mm

Il TS XWA 9 consente di osservare comodamente anche il vicino ammasso aperto. Su soggetti ancora più estesi, il vantaggio è ancora più evidente.

Ma quanto possono essere utili gli oculari da 100°e 110° su diffusi SC?

C8 – M31 – TSED40 70° vs TS XWA 20mm 100°

E’ interessante notare come il TS XWA 20mm 100° permetta quasi di raggiungere lo stesso campo inquadrato di un oculare da 70° ma di focale doppia. Tutto a vantaggio della pupilla d’uscita.

C8 – M20 – TSED40 vs TS XWA 20mm

Andando a fare un paragone su una classe di soggetti sicuramente più comune rispetto ad M31, possiamo vedere che nonostante la focale dimezzata, il TS XWA 20mm consenta ancora una visione grandangolare a sufficienza per abbracciare tutto l’oggetto, mantenendo però un fondo cielo più scuro rispetto al TS ED 40.

Soggetti molto estesi: M31 – TS XWA 20mm su TLAPO804, ONTC 200/800, Dobson 12″ f/5

  • Piccola comparativa, usando lo stesso oculare ( TS XWA 20mm ) usando però 3 strumenti diversi.
  • Dal centro: Dobson 12″, ONTC 200/800 e TSAPO804. E’ evidente come su focali corte (circa 500mm) gli oculari da 100° permettano visioni davvero ampie, mentre con focali intermedie (circa 800mm) permettano visioni sì ampie, ma beneficiando anche dell’apertura dello strumento, cosa resa ancora più evidente in strumenti come i Dobson. 

Gli oculari da 100°-110° si rivelano anche molto utili in strumenti a lunga focale come gli SC o RC, permettendo di ottenere un fondo cielo più scuro, grazie al maggior ingrandimento, rispetto ad un oculare a più lunga focale. 

Ma alla fine, vale la pena cambiare degli oculari da 82°? La risposta è sempre in quello che ci si vuole fare. Volete un campo pazzesco con piccoli apo? Volete un grande campo con un SC ma con un fondo cielo più scuro (magari si osserva da zone con molto IL)? Volete il massimo per il vostro Dobson? Volete non vedere più i bordi del campo visivo dell’oculare? Gli esempi postati sopra, mi auguro possano fornire delle indicazioni per capire se le vostre aspettative possano essere appagate da un maggior campo apparente, fornito sulla vostra strumentazione.

Personalmente appena possile li proverò in abbinata ai quadrupletti TS, per verificare se e quanto si possano estendere al visuale i benefici del campo piano in fotografia. Ovviamente vi terrò aggiornati!

Se per caso siete curiosi di vedere una comparativa per vedere la resa del campo di un oculare TS XWA con un vostro oculare, su di un vostro strumento, basta chiedere: rc@teleskop-express.it

Serate pubbliche: riprendere oggetti deepsky in tempo reale

Molto spesso tengo delle serate pubbliche nelle quali mi piace mostrare in live view oggetti del profondo cielo, senza dover aspettare il tempo di acquisizione dato da una ccd “normale”. Pertanto nelle svariate prove che ho fatto mi sono trovato a prediligere le nuove camere di guida

abbinate a strumenti ai quali è possibile ridurre la focale in modo cospiquo senza tanti problemi di backfocus, ovvero i sempre attuali Schmidt-Cassegrain. Infatti ci si può abbinare un classico riduttore f/6.3 (purtroppo il meade f/3.3 non è più disponibile) oppure osare anche qualche altro riduttore più spinto, grazie al grande backfocus dello strumento e al piccolo sensore della camera.

Un esempio di riduttore economico e spinto, è il TSRED, disponibile da 31,8mm e 50,8mm, che riduce la focale di un fattore 0.5x. Quindi un f/10 diventa un f/5 e se magari ci allontaniamo un po’ con la camera, scendiamo anche di valore. La stessa cosa la possiamo fare con il riduttore f/6.3, ma tenendo conto che la distanza corretta di lavoro camera/sensore è di 85mm circa, quindi spingendosi più in fuori, possiamo avere un fattore di riduzione superiore.

Nelle mie serate, tenute spesso da centri cittadini, usando la Lodestar in particolare, con massimo 5 secondi di integrazione con un SC da 8″ o 11″ ridotto a f/5 circa, ero in grado di mostrare galassie, nebulose, etc, per la gioia del pubblico che non doveva aspettare dei lunghi tempi di acquisizione e integrazione. Ci sono in commercio delle camere analogiche molto sensibili (mintron, watec, etc), ma sinceramente dal mio punto di vista non convengono vista la sensibilità delle nuove camere di guida, dato che per usarle con il computer bisogna passare per un frame grabber, che ha dato noie a più di qualche mio cliente. 

Un esempio di configurazione: riduttore celestron f/6.3 con QHY5L-II mono

Per aumentare la distanza di lavoro camera/riduttore basta usare delle prolunghe T2 da 20 o 40mm, a seconda del fattore di riduzione richiesto.

I pezzi usati: riduttore celestron f/6.3, adattatore da filetto SC a T2 TSSC-T2S, adattatore da T2 a 31,8mm con filetto T2 lato camera TST2-1-T2L, camera QHY5L-II mono 

Attualmente uso questa configurazione su un CPC da 11″ con grande soddisfazione e devo dire che il pubblico apprezza molto il poter vedere in diretta quello che gli si sta raccontando, buona divulgazione!

QHY9 – problema di blocco dell’otturatore

In molti possessori della prima serie di QHY9 avranno sperimentato le difficoltà legate alla presenza di fastidiosi blocchi dell’otturatore meccanico, specie in presenza di temperature esterne non rigidissime.

Il problema affligge tutti gli otturatori delle camere QHY 9, dopo un certo periodo di tempo, e dopo una serie anche moderata di cicli di attuazione del sistema elettromeccanico; tale problema, tuttavia, può essere risolto con un intervento abbastanza semplice, a patto di disporre degli strumenti corretti per eseguirlo.

È sufficiente aprire la scocca, quindi disassemblare con cautela il wafer superiore di silicio, che è tenuto in posizione grazie ad una serie piuttosto numerosa di faston, dai 2 agli 8 pin, procedendo alla revisione del sistema di movimentazione meccanica.

In alcuni casi può essere sufficiente regolare o procedere alla sostituzione completa delle viti di ritenzione, adottando prodotti specifici per impedire alle stesse di soffrire a causa delle dilatazioni termiche o delle vibrazioni prodotte dall’otturatore all’impatto con il rispettivo fine corsa. In altri casi può rendersi necessaria una revisione completa dell’otturatore.

In tutti i casi, sia per proteggere le parti interne della camera da impurità ambientali, che per evitare di infliggere dannose scariche elettrostatiche ad una camera dotata di valore, consigliamo di rivolgersi a dei professionisti.

In nuovi servizi di assistenza e revisione camere CCD di Teleskop Service Italia, possono aiutarvi ad eseguire il procedimento al meglio, e con costi contenuti.

Ecco tutti i riferimenti TS:

– Scheda tecnica QHY9: http://www.teleskop-express.it/ccd-deep-sky/736-qhy9-qhy.html
– Servizio di revisione e pulizia CCD: http://www.teleskop-express.it/servizi/2520-revisione-pulizia-ccd-ts-optics.html
– Servizio di revisione e pulizia CCD con ritiro: http://www.teleskop-express.it/servizi/2525-revisione-pulizia-ccd-ts-optics.html