Gli strumenti per iniziare ad osservare il cielo – Chiacchiere Astronomiche con l’Associazione Astrofili Vittorio Veneto

Insieme agli amici dell’Associazione Astrofili Vittorio Veneto, andremo a vedere quali sono gli strumenti con cui iniziare proficuamente ad osservare il cielo.

Per guidarvi nella scelta del primo strumento e non solo.

Nel corso del video vedremo:
– le basi dell’osservazione astronomica
– alcuni testi per iniziare ad avvicinarsi al mondo dell’astronomia
– pregi e difetti delle principali tipologie di strumenti
– alcuni telescopi fino ai 500€
– qualche cenno di strumentazione più avanzata
– digressioni su storia ed evoluzione della strumentazione astronomica

Buona visione a tutti.

 

https://www.youtube.com/watch?v=ZCFVhgwcwdA

Chiacchiere Astronomiche - Gli strumenti per iniziare ad osservare il cielo

Chiacchiere Astronomiche – Gli strumenti per iniziare ad osservare il cielo

Sole in H-alpha, ovvero: single-stack VS double-stack, un confronto diretto.

Chiunque ami le osservazioni solari sicuramente si sarà spesso chiesto: ma c’è un effettivo vantaggio, e se si, di che tipo, nell’utilizzo dei costosissimi sistemi con filtraggio DS (double-stack) rispetto ad un classico H-alpha?

Ebbene, i vantaggi ci sono, e se il setup è ben realizzato e correttamente settato, questi sono anche assolutamente evidenti!!!

Ce ne da una dimostrazione diretta, particolarmente di valore visto il periodo di relativa quiescenza della nostra stella, l’amico Salvatore Lauricella, astrofilo estremamente attivo e ottimo conoscitore del nostro Sole!

Buona lettura a tutti!

LUCA ZANCHETTA – TS Italia Astronomy

 


 
 
Per l’astrofilo interessato all’osservazione/fotografia solare il mercato offre diverse soluzioni, dagli economici filtri in AstroSolar a telescopi solari dedicati (ad un costo davvero elevato!). Personalmente, per le mie osservazioni/fotografie, ho scelto di dotarmi di diversi sistemi di filtraggio, che mi permettono di osservare/fotografare il Sole in tre diverse lunghezze d’onda:

– prisma di Herschel per le riprese in luce bianca;
– modulo Lunt CaK B1200 per la fotografia nella riga CaK;
– telescopio solare Lunt LS60THaPT/B1200 per la riga dell’H-alpha.

Le maggiori soddisfazioni si ottengono sicuramente con i filtri H-alpha, che permettono la visione di spettacolari fenomeni, anche quando la nostra stella si trova in un periodo di minima attività.
Ho usato con soddisfazione e per diversi anni il telescopio Lunt 60, davvero un piccolo gioiello! Questo strumento ha una banda passante di 0.70 Angstrom e la visione che offre è davvero mozzafiato.
Come accessorio opzionale, è possibile aggiungere un ulteriore filtro in modo da ottenere una banda passante ancora più stretta, di circa 0.50 Angstrom. Tale filtro è però molto costoso e per questo ho atteso molto prima di poterlo acquistare. Quelle che seguono sono le mie prime impressioni sull’uso del doppio filtro (DS o Double-Stack, in inglese).

Stamattina ho eseguito una brevissima osservazione solare, utilizzando il nuovo filtro Double Stack per il Lunt 60: giusto 10 minuti, prima che arrivassero le nuvole (e la pioggia).
La prima impressione è molto soddisfacente! È stato molto semplice raggiungere la corretta banda passante ed anche le immagini fantasma non sono state un problema! La visione con il double-stack all’oculare era significativamente più scura, rispetto al single-stack, ma non così buia come mi aspettavo. Il fondo cielo era decisamente meno luminoso, rispetto al rossore di fondo dato del single stack. Le caratteristiche del disco solare erano nettamente più evidenti e ben contrastate! Davvero una bella visione, considerando anche il minimo solare in corso. Era presente anche una notevole protuberanza, facilmente visibile sia in single-stack che con l’aggiunta del filtro double-stack.

A seguito di questa mia primissima osservazione, qualche giorno più tardi, ho provato anche a fotografare il Sole, col filtro double-stack. Devo ammettere che non è stato facile sintonizzare correttamente i due etalon, ma dopo averne capito il funzionamento l’immagine che si è mostrata allo schermo del portatile mi ha lasciato senza parole! Il disco solare era molto contrastato, erano facilmente visibili tantissimi particolari che col singolo etalon erano appena visibili…uno spettacolo! Ecco per confronto due riprese effettuate con e senza filtro double-stack. Le immagini parlano da sole…

Come dicono in America, “once you double-stack, you never go back.”

SALVO LAURICELLA
https://www.salvolauricella.it/

 

La terra è piatta.

Non so se l’avete visto, ma recentemente è uscito un bel documentario sui terrapiattisti, prodotto da una celebre piattaforma di streaming online. Tale documentario, poco fantasiosamente, è stato chiamato “La Terra è piatta”.

È veramente un documento interessantissimo e che consiglio a tutti, dotato di una solida impostazione scientifica e di un bel pensiero di fondo: chi crede che la Terra sia piatta non è (almeno tendenzialmente) tale né perché sia più stupido degli altri né perché sia incolto. Si tratta solo una questione di metodo, di approccio critico al sapere e di maggiore o minore volontà di mettere davvero in discussione ciò in cui si crede.

Ed è QUESTO a distinguere scienza e credenze.

Insomma, si tratterebbe di persone che hanno ricevuto, o che si sono date, una forma di diseducazione metodologica al ragionamento; persone che forse hanno un po’ perso l’oriente nella gigantesca messe di informazioni che popola la nostra epoca.

Ma ad avermi colpito tanto, è stato l’approccio di fondo di alcuni ricercatori intervenuti nel documentario, fortemente critici verso una visione un po’ noncurante e scarsamente inclusiva del sapere accademico. Che forse all’insorgere di questi fenomeni contribuisce, pur non volendolo, più di quanto si possa pensare.

La conclusione di tutto? Beh, di fatto è un invito e al contempo una dimostrazione per paradosso. Volete sconfiggere un terrapiattista al suo stesso gioco? Provate a chiedere quali evidenze considererebbe effettivamente capaci di falsificare le sue teorie; quindi cercate di fornirgliele.

Scoprirete che o le sue non sono nemmeno teorie (in quanto non falsificabili ab origine) oppure che, appena fornite le risultanze, test e tester diventeranno immediatamente l’oggetto stesso della supposta teoria (ad esempio: “tu sei in combutta con i cospiratori mondiali”), dando vita ad un loop di non-falsificabilità. Senza fine.

A volte mi sembra che sempre più in quest’epoca di illuminata scienza condivisa, si faccia largo una sorta di nuovo “Medioevo tecnologico”, che reca con sé da un lato una dilagante irrazionalità e anti-scientificità, mentre dall’altro lato si palesa con forza il desiderio di correre a rinchiudere il sapere in fin troppo alte torri d’avorio.

Ebbene, amici miei, non fatelo. MAI! Non rinchiudete il sapere, nemmeno per proteggerlo. Che il pensiero analitico sia lo strumento per comprendere il mondo, ma che dialettica e retorica siano le armi con le quali diffonderlo e difenderlo.

Perché il primo, senza i secondi, non ha maggior valore, per l’umanità, del fornire la soluzione ad uno splendido e complessissimo, ma solitario, sudoku.

Magari pure fatto online…

Garanzia 4 anni

Dettagli a breve

Regolamento “Un Natale Astronomico” 2018

Ordina nel periodo di attivazione della promozione “Un Natale Astronomico” 2018 almeno uno dei prodotti presenti all’interno della categoria “PROMO CHRISTMAS 2018”:
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Buona caccia allo sconto, e buone feste da

TS ITALIA

TS Italia sostiene le popolazioni flagellate dall’alluvione del 2018

Dell’alluvione del 2018 che ha colpito il nostro Paese si parlerà a lungo; i mass-media non hanno forse saputo dare la giusta risonanza all’evento e mostrare davvero l’entità del disastro che ha sconvolto e che ancora sta sconvolgendo intere comunità.

TS Italia ha la propria sede in Veneto, una delle regioni più flagellate, se non la più colpita in assoluto. Qui, e in tutto il nord-est, la portata dell’evento è stata più che storica: si è trattato di qualcosa di mai visto prima, di cui non si ricorda uguale a memoria d’uomo. I dati pluviometrici, così come i ricordi degli anziani, ci confermano che il terribile evento alluvionale del 1966 è stato qualcosa di nettamente inferiore, a tutto questo. A salvare le grandi città, diversamente da quanto accadde in passato, in moltissimi casi è stata solamente l’accurata attività di prevenzione e di ponderata gestione del territorio.

Le splendide Dolomiti e le dorsali Prealpine, oltre alla vicina Carnia e alle valli del Trentino-Alto Adige, insieme costituiscono il grande polmone verde del nord-est, un immenso palcoscenico di natura e bellezza che infinite volte ci ha accolto, regalandoci alcuni dei più cieli più spettacolari di sempre; ebbene questi luoghi, un territorio così complesso e bellissimo, non hanno potuto reggere l’urto del maltempo, davvero troppo poderoso.

Nel solo territorio bellunese, a noi vicinissimo, vero cuore e baricentro delle Dolomiti, decine di cittadine e di villaggi sono rimasti isolati per giorni interi, senz’acqua potabile, elettricità e riscaldamento; e ciò, al sopraggiungere delle prime nevi stagionali. Circa 60.000-100.000 persone sono state qui coinvolte: decine di migliaia di persone sono rimaste bloccate in piccoli centri urbani e villaggi, completamente isolati, senza acqua ed elettricità, invasi dagli smottamenti; circa 2000 strade sono state devastate, ostruite e rese impercorribili, con fondi stradali divelti centinaia di alberi abbattuti sulle carreggiate e decine di ponti letteralmente trascinati a valle dalla furia dell’acqua; innumerevoli edifici hanno subito danni rilevanti, con tetti scoperchiati, pareti fessurate e a volte intere porzioni di edifici crollate.

Una stima preliminare parla di circa 14 milioni di alberi abbattuti dalla furia dei venti, tra Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino Alto-Adige e alta Lombardia; venti soffiati in quasi ogni vallata coinvolta con la forza di un tornado F4, in amplissima parte concentratisi sulle valli dell’alto bellunese e dell’alto vicentino, del trentino e dell’alto udinese. Incalcolabili sono i danni arrecati al patrimonio naturalistico e ambientale: si valuta in circa un secolo il tempo necessario all’ambiente per riconquistare gli spazi perduti. In Val Visdende (Belluno), nell’Agordino (Belluno), nella foresta di Paneveggio (Trento), centinaia di migliaia di immensi abeti e larici sono stati appiattiti come comuni fili d’erba da una gigantesca e implacabile mano invisibile e si stima fino ad un 40% di patrimonio boschivo perduto, in alcune aree. Nel solo Altopiano di Asiago (Vicenza), circa il 10% dell’intera, immensa area boschiva è stato raso al suolo.

In pianura, lungo i grandi fiumi del trevigiano e del veneziano, innumerevoli case sono state invase da acqua e fango, in alcuni casi anche fino ad oltre il secondo piano e con esse intere esistenze sono state svuotate. Come un anziano non vedente, che ha perso con la sua abitazione attrezzata anche solo la possibilità di arrivare nuovamente, un giorno, alla cucina senza un aiuto esterno. Senza contare la sventura di chi per un albero caduto ha perso la propria vita o quella di un proprio caro. Campi coltivati, vigne e aziende sono state seppellite da anche oltre 60 centimetri di limo, che con il defluire dell’acqua sta assumendo l’aspetto di una gigantesca colata di calcestruzzo.

Alcune di queste zone sono al momento del tutto irriconoscibili, sconvolte. Ve lo assicura un profondo conoscitore di questa terra; uno di quelli con radici, che la ama senza sé e senza ma.

Una primissima e assolutamente sommaria valutazione dei danni, indica per il Veneto una somma paria a circa un miliardo di euro. Di fronte ad eventi di questo tipo, che altro si può fare se non stringere in un abbraccio di vicinanza e di solidarietà chi ha visto la propria abitazione, la propria comunità, il proprio territorio flagellati e sconvolti? La propria vita, strappata via e portata a valle da un implacabile fiume di acqua e fango…

Ebbene, noi di TS Italia vogliamo dare il nostro piccolo contributo, nella speranza di poter fornire un seppur piccolo ma efficace supporto a un territorio che tanto ha dato, a noi per primi. Per questo motivo abbiamo deciso che per ogni ordine inoltrato nel mese corrente, doneremo una somma pari a 4€ a chi si occupa della gestione della crisi, nella speranza di aiutare a riportare, anche solo un po’ più velocemente, i territori flagellati alla normalità.

Ringraziamo sin d’ora di cuore chi vorrà partecipare con noi a questo sforzo di solidarietà, in qualunque modo e a qualsiasi titolo.

Per chi volesse farsi un’idea delle calamità avvenute sui nostri monti, ecco un link di non poca rilevanza, per autorevolezza: si tratta di un servizio della CNN.
Per chi volesse avere un’idea della dimensione dell’esondazione dei fiumi, un reportage aereo dei VV.FF. sull’esondazione del Piave.
Infine, per avere un’idea della portata dell’evento in azione, un video che mostra il deflusso del sovraccarico del fiume Adige nel Lago di Garda: si tratta di una sorta di “troppo pieno” di uno dei fiumi a rischio esondazione, ma mai neppure esondato. E ciononostante, parliamo di qualcosa come 350 m³/secondo.

Grazie di cuore a tutti.

 

LUCA ZANCHETTA
Responsabile di TS Italia

 

Assenza di marcatore sullo specchio (primario): come realizzarlo

In questi ultimi tempi, qui a TS Italia, ci sono state richieste parecchie lavorazioni interessanti, alcune anche molto strutturate: dalle pulizie a restauri complessi, dalle lavorazioni opto-meccaniche avanzate alle semplici collimazioni, per finire con qualche bella verifica sotto il cielo reale.

Una richiesta frequente, è stata quella di realizzare il marcatore di centro dello specchio, laddove assente; tendenzialmente si tratta di primari newton di produzione economica o artigianale, ma in qualche occasione anche di secondari di schema Cassegrain-derivato.

Ebbene, abbiamo quindi deciso di realizzare questo mini-tutorial per guidare gli astrofili un po’ più esperti, ma senza troppa esperienza nello smontaggio di ottiche e celle, nella realizzazione di questa lavorazione in autonomia.

Le tecniche sono molte, e variano anche a seconda del diametro, ma questa è la personale ToDo-List che ho messo a punto nel corso del tempo.

 

FASE 1: smontare la cella del primario dall’OTA e rimuovere il primario dalla cella
Questa è una operazione estremamente semplice, solitamente ultimabile semplicemente svitando le 3-6 viti presenti lungo il bordo della cella del primario, e procedendo quindi alla rimozione delle graffe che tengono in posa il primario entro la cella. Nel caso di primari newton, al cosa è quindi piuttosto semplice; più complicata, e difficilmente descrivibile con degli step universali, è l’operazione di smontaggio dei secondari in genere o dello specchio primario da un Cassegrain-derivato. Certamente, in tutti i casi si inizia dalla rimozione del supporto meccanico (cella del primario, lastra o razze) dall’OTA.

FASE 2: misurare con precisione il diametro dello specchio
Per eseguire questa fase può essere adottato un grosso calibro (in commercio se ne trovano a buon mercato) oppure si può marcare il profilo dello specchio con una matita, capovolgendo il primario su un supporto di carta pulita (meglio di tutto, carta velina). Attenzione a seguire il bordo con precisione, usando matite molto ben affilate e mantenendo la distanza dal bordo sempre uguale e la minima possibile (l’opzione migliore, in questo caso, è ruotare foglio e specchio insieme, restando con la matita in posizione relativamente fissa). A questo punto basta spostare lo specchio per misurare con precisione il diametro del cerchio ricavato. Misurate con molta cura!

FASE 3: realizzare la dima
Il mio consiglio è quello di realizze una dima al computer, riportando le misure precedentemente ottenute su un software di disegno vettoriale; sarà naturalmente necessario aver cura di realizzare un disegno circolare che in stampa risulti conservare le identiche dimensioni in millimetri del disegno realizzato a PC. Si passa quindi a tracciare sul disegno una croce che attraversi l’intero cerchio e che sia passante per il centro dello stesso (in pratica, si tratta di tracciare due diametri della circonferenza, perpendicolari tra loro). A questo punto si passa alla stampa e, verificato che le dimensioni siano rispettate alla perfezione, resta solo da praticare un piccolo forellino con un ago sul centro del disegno appena ottenuto. Lo stesso risultato si può conseguire in maniera assai più “analogica”, lavorando con un compasso direttamente su carta; la soluzione è interessante soprattutto se non si ha troppa dimestichezza con il disegno al PC, oppure se si hanno specchi sopra gli 8″ da contrassegnare e non si dispone di una stampante in formato A3.

FASE 4: posizionare la dima
Ora è necessario portare la dima a coincidere con il bordo alluminato dello specchio e fissarla con dei pezzetti di scotch carta in modo simmetrico, al fine di non falsare la posizione reale del centro del disegno rispetto al centro dello specchio. Un’ottima soluzione è quella di applicare quattro pezzetti di scotch a 90° l’uno dall’altro, sfruttando come riferimenti esatti i quattro punti di intersezione tra la croce e la circonferenza presenti sulla dima; questo permetterà di non rischiare di sbilanciare il centraggio, evitando di tirare il foglio da un lato.

FASE 5: marcare lo specchio in via preliminare
Per tracciare un primo riferimento di centraggio, si va a sfruttare il forellino presente sul centro della dima, per marcare con un marcatore indelebile nero il centro dello specchio. Va ricordato che il pennarello va solamente appoggiato al foglio e premuto leggermente, fino al contatto con la superficie alluminata; resta imperativo non muoverlo assolutamente, per evitare di alterare la geometria di precisione tanto faticosamente conseguita! Inoltre realizzare un segno molto piccolo permette di conservare una maggior precisione per la fase di marcatura finale: il segno deve quindi preferibilmente essere appena percettibile, bastante esclusivamente a fare da guida.

FASE 6: marcatura definitiva
Se si sta marcando uno specchio primario, può essere raccomandabile adottare un comunissimo anellino salvabuchi, reperibile presso ogni cartoleria, oppure dei supporti adesivinoti come “feltrini per cristalli”, reperibili presso qualsiasi negozio di ferramenta/bricolage/hobbistica. A piacere, si può anche pensare di colorare il supporto prescelto usando il marcatore nero indelebile di cui sopra; naturalmente questa operazione andrebbe effettuata prima di rimuovere il marcatore dal supporto sulla quale si trova in origine; personalmente, tuttavia, ritengo questa operazione abbastanza sconsigliabile e anzi un po’ pericolosa… Durante una successiva pulizia dello specchio, infatti, verranno quasi certamente utilizzati dei solventi, come l’alcool isopropilico, davvero diffusissimo nel mondo dell’astronomia amatoriale! Agendo con un panno imbevuto con questo alcool quasi certamente si asporterà la verniciatura nera dal marcatore, con il serio rischio di depositarla in parte sulla superficie ottica. Se si sta marcando un secondario, diversamente, l’opzione migliore è proprio quella di adottare un pennarello indelebile a punta sottile per rendere progressivamente più netto il marcatore, senza alterarne la precisione di collocazione; i secondari, infatti, assai più raramente necessitano di pulizie profonde e accurate e quindi non si corre affatto il rischio di rimuovere il marcatore alla prima pulizia. Esiste tuttavia, anche in questo caso, la possibilità di utilizzare dei marcatori rotondi adesivi; date le piccole dimensioni dei secondari, suggerisco di non adottare i salvabuchi, ma esclusivamente i “feltrini per cristalli”, purché di dimensioni contenute.

 

E con questo il gioco è fatto! Un esempio del prima e del dopo potete vederli qui in questo post.

A presto amici!

LUCA ZANCHETTA – TELESKOP SERVICE ITALIA


Astronomy in Movie: il primo astrocontest di TS Italia/Tecnosky

Che ne direste di vedere un vostro lavoro di astroimaging all’interno di un film? E di ricevere anche un premio, per questo???

A me parrebbe una gran figata…….

Ebbene, se davvero lo volete, può essere realtà!!! A breve partirà la prima edizione dell’astrocontest di TS Italia/Tecnosky “Astronomy in Movie”: in palio per i migliori scatti eseguiti negli ultimi 365 giorni, premi in strumentazione e l’inserimento del lavoro vincitore all’interno di una pellicola cinematografica.

Il tema di quest’anno sarà: “banda stretta VS banda larga”. Mano ai filtri!!!

Il concorso inizia il giorno 11 maggio.

Qui sotto, il regolamento completo!

LUCA ZANCHETTA – TELESKOP SERVICE ITALIA


 

REGOLAMENTO CONCORSO FOTOGRAFICO
Astronomy in Movie

 

IL CONCORSO

Il concorso fotografico “Astronomy in Movie”, alla sua prima edizione, è promosso da TS Italia/Tecnosky, in collaborazione con il Progetto “L’Impero Sotterraneo”.

TEMA

Il tema del concorso di quest’anno è “Fotografia astronomica deep-sky tra banda larga e banda stretta”. Il tema è orientato alle riprese del profondo cielo e prenderà in considerazione qualsiasi lavoro attinente allo stesso, con preferenza per le riprese realizzate con strumentazione astronomica dedicata.

MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE

La partecipazione al concorso è gratuita e aperta a tutti gli astroimager, senza limiti d’età. Ogni partecipante potrà fornire un numero illimitato di fotografie, da pubblicare sull’apposito album Facebook creato da TS Italia sulla propria pagina e disponibile ai seguenti link:

https://www.facebook.com/media/set/?set=oa.110735199802075

L’accesso all’album in modalità scrittura (per caricamento delle foto) è condizionato alla previa iscrizione al gruppo Facebook relativo al concorso:

https://www.facebook.com/groups/110733033135625

e successiva accettazione dell’iscrizione da parte degli amministratori. L’accettazione dell’iscrizione avviene di regola entro 48 ore dalla richiesta.

La descrizione tecnica della singola foto dovrà obbligatoriamente apparire entro il campo di descrizione della singola foto.

Sono esclusi dalla gara i membri della commissione giudicatrice e i rispettivi familiari, nonché tutti i soggetti che a vario titolo collaborano all’organizzazione del concorso.

CARATTERISTICHE TECNICHE IMMAGINE

Sono ammesse fotografie monocromatiche e a colori con inquadrature sia verticali sia orizzontali. La risoluzione di ciascuna foto deve essere di almeno 2 Megapixel. Non sono ammesse opere interamente realizzate al computer. Le riprese devono essere state realizzate nel corso degli anni solari 2017 e 2018. Requisiti preferenziali del concorso sono il carattere di innovatività delle riprese e il loro essere inedite. Ogni immagine deve essere corredata di descrizione tecnica completa, indicando tassativamente soggetto ripreso, strumentazione adottata, tecnica di ripresa e di elaborazione, nonché data e luogo in cui sono avvenute le riprese. Le immagini non conformi alle specifiche non verranno prese in considerazione ai fini della premiazione finale.

MODALITA’ E TERMINI DI CONSEGNA DEL MATERIALE

La consegna delle opere potrà avvenire entro la data limite del 31/08/2018.

PREMI E GIURIA

I premi assegnati saranno afferenti a tre diverse categorie e selezionati secondo tre diverse modalità:

Categoria A) premio artistico: il premio consisterà nell’apparizione dei lavori selezionati, fino ad un massimo di tre per singolo autore, all’interno del film “L’impero sotterraneo”. La scelta del premio è interamente rimessa alla giuria artistica.

Categoria B) premio tecnico: il premio consisterà in un buono per l’acquisto di materiale astronomico presso TS Italia del valore di €250

Categoria C) premio della community: il premio consisterà in un buono per l’acquisto di materiale astronomico presso TS Italia del valore di €150

La giuria artistica e la giuria tecnica, composte entrambe da professionisti del settore, esprimeranno un giudizio insindacabile, decretando i rispettivi vincitori.

Per la categoria C, risulterà vincitrice l’opera che avrà ottenuto il maggior numero di like entro la data limite del 30/09/2018.

Non si danno casi di pari-merito nella categoria A.
In caso di pari-merito nella categoria C, i premi verranno suddivisi tra i vincitori.

Saranno assegnati dei premi speciali per i primi 5 classificati non vincitori di alcun premio di categoria, consistenti in una copia dello splendido libro di astrofotografia digitale ad alta definizione “Gateway to the sky – Vol. 2”.

I premi verranno assegnati tramite proclamazione sulla pagina Facebook ufficiale di TS Italia entro il giorno 15/10/2018.

PRIVACY, RESPONSABILITÀ DELL’AUTORE E FACOLTÀ DI ESCLUSIONE

Ogni partecipante è responsabile del materiale da lui presentato al concorso. Pertanto si impegna ad escludere ogni responsabilità degli organizzatori del suddetto nei confronti di terzi, anche nei confronti di eventuali soggetti che dispongano di parziale titolarità delle opere inviate. Ogni partecipante dichiara inoltre di essere autore o co-autore delle immagini inviate e che esse sono originali, inedite e non in corso di pubblicazione, che non ledono diritti di terzi e che qualora si tratti di opere realizzate in collaborazione con enti o soggetti terzi, si dispone del necessario consenso o dell’autorizzazione alla partecipazione in proprio nome al concorso.

Gli organizzatori si riservano di escludere dal concorso e di rimuovere dall’album condiviso le foto non conformi a quanto indicato nel presente regolamento oppure alle regole comunemente riconosciute in materia di pubblica moralità, etica e decenza, a tutela dei partecipanti e dei visitatori. Non saranno perciò ammesse le immagini ritenute offensive, improprie o lesive dei diritti di alcuno. La rimozione potrà avvenire senza previa comunicazione e in maniera definitiva.

DIRITTI D’AUTORE E UTILIZZO DEL MATERIALE IN CONCORSO

I diritti sulle fotografie rimangono di proprietà esclusiva dell’autore che le ha prodotte, il quale ne autorizza l’utilizzo all’interno del film “L’impero sotterraneo” (categoria A) e per eventi o pubblicazioni connesse al concorso stesso, nonché per attività relative alle finalità istituzionali o promozionali connesse al presente concorso. Ad ogni loro utilizzo le foto saranno accompagnate dal nome dell’autore, in sovra-impressione o con citazione contestuale entro lo stesso mezzo (ad esempio nei titoli di coda del film o in calce al sito) e, ove possibile, da eventuali note esplicative. Si informa che i dati personali forniti dai concorrenti saranno utilizzati per le attività relative alle finalità istituzionali o promozionali di cui al presente regolamento, secondo quanto previsto dal D.Lg. 30 giugno 2003 n. 196.

Spettroscopia del sistema solare: analisi numerica e un pizzico di follia…..

Avete mai pensato di realizzare spettri sugli oggetti del sistema solare con un telescopio amatoriale? Che ne dite di Giove? O di Urano? Forse sì… E se vi parlo di atmosfere dei satelliti dei giganti gassosi? Qui forse mi risponderete di no… Ci sta!

E se vi chiedessi se vi è mai venuto in mente di utilizzare un telescopio per analizzare dal punto di vista spettroscopico la Terra? Intendo la Terra nel suo insieme, così come visibile dallo spazio…. Di certo direte di no! Non avendo un telescopio spaziale in effetti è dura… Ma non prendetemi per pazzo: non sto uscendo dal seminato né proponendovi una opzione per l’acquisto di Hubble!

La questione è seria, rigorosa e…anche molto divertente!

Il nostro “spettrofilo” di fiducia, Claudio Balcon, unendo un pizzo di follia a una solida e ben rodata preparazione tecnica, ci spiega come analizzare in generale gli oggetti del sistema solare, con una attenzione speciale per l’oggetto più strano tra tutti quelli osservabili: il pianeta sul quale viviamo!!!

Buona lettura a tutti!

LUCA ZANCHETTA – TELESKOP SERVICE ITALIA


Girovagando per il sistema solare con lo spettrografo per poi atterrare.

Approfittando delle condizioni meteo avverse che si stanno protraendo dagli inizi di febbraio 2018 ho recentemente deciso di riordinare e ripulire il PC di tutte quelle riprese effettuate per puro piacere o per sperimentare modifiche alla strumentazione ed in particolare per la loro taratura.

L’attività che prediligo è la caratterizzazione di supernove tramite la spettrografia a bassa risoluzione ma spesso, prima o dopo aver effettuato queste riprese, rivolgo anche il set up strumentale in uso verso altri soggetti. E così, appunto proprio mentre stavo riordinando i file nel PC, mi sono accorto che alcuni di questi potevano essere raggruppati fino a divenire un piccolo case study per aiutare a diffondere la conoscenza sulla spettrografia amatoriale, in senso più ampio. Ad attirare la mia attenzione, infatti, sono state alcune riprese di oggetti del sistema solare…

I corpi che orbitano attorno al Sole riflettono parte della luce che ricevono dalla nostra stella e questo ci consente di vederli. La luce che illumina il sistema solare è approssimabile a quella di un corpo nero che si trova alla temperatura di 5500°C.

Pianeti, satelliti, asteroidi e comete, oltre a riflettere parte della luce che ricevono dal Sole, emettono tuttavia anche radiazioni proprie, legate alla temperatura del corpo stesso. Normalmente queste radiazioni sono incentrate nella banda infrarossa.

Sia la luce visibile che quella infrarossa possono essere parzialmente assorbite dai gas che compongono le atmosfere dei pianeti e, tramite la spettrografia, è quindi possibile determinarne la composizione chimica. Nel visibile l’energia dei fotoni è tale da consentire i salti quantici degli elettroni; nell’infrarosso, invece, i livelli energetici sono quelli dei moti vibrazionali delle molecole.

 

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Figura 1

Immagine ripresa con Newton 8” f/5, Barlow 3x e QHY5Lii, 19-02-2015. Ganimede, ripreso al bordo destro dell’immagine, è praticamente privo di atmosfera; Giove, diversamente, possiede una densa atmosfera.

 

Va precisato, inoltre, che con le osservazioni da terra, possiamo analizzare solo il visibile e il vicino infrarosso; diversamente, invece, per quanto riguarda l’infrarosso profondo, che viene assorbito dall’atmosfera del nostro pianeta e risulta osservabile solo da punti collocati al di fuori di questa. I telescopi che operano nell’infrarosso sono, proprio per questa ragione, progettati per operare in orbita o nei punti di Lagrange.

Qualche anno fa avevo quindi ripreso nel visibile e nel vicino IR gli spettri dei quattro principali satelliti di Giove, anche se solo ora ho avuto l’occasione di elaborarli.

Quasi tutti i satelliti dei pianeti del sistema solare, Titano escluso, non hanno una atmosfera significativa e pertanto la luce che possiamo osservare è quella riflessa e diffusa dalla loro superficie. Anche i satelliti galileiani di Giove riflettono parzialmente la luce che ricevono dal Sole.

 

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Figura 2

Spettri ottenuti con Newton 8” f/5 e spettroscopio con fenditura regolabile autocostruito.

 

Con la spettrografia a bassa risoluzione si evidenzia che Europa, Callisto e Ganimede riflettono in modo simile la luce solare. Io, rispetto agli altri satelliti, assorbe tuttavia di più nel blu e di meno nel rosso. L’unica banda di assorbimento rilevante, situata attorno ai 7200 Angstrom, è visibile sugli spettri di tutti i satelliti in parola, ed è dovuta all’atmosfera terrestre; non si tratta quindi di una caratteristica propria dei satelliti Medicei. Questa anomalia è conseguenza di una calibrazione dell’ampiezza non ottimale ed è dovuta alla grande differenza in altezza fra la stella di riferimento usata per la calibrazione stessa e il sistema Gioviano.

Puntando il telescopio verso Urano, pianeta con una densa atmosfera, possiamo ricavare il seguente spettro ed osservare la presenza di numerose ed evidenti bande di assorbimento.

 

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Figura 3

Immagine ripresa con RC8” e spettrografo con fenditura riflettente autocostruito, 19-01-2018.

 

Lo spettro di fig.3 è stato effettuato con uno spettrografo con fenditura da 17 micron riflettente che consente di inquadrare il soggetto con una camera di guida, mantenendo il soggetto, al contempo, perfettamente centrato sulla fenditura. La risoluzione dello spettrografo impiegato è indipendente dal seeing atmosferico, anche se ad essere maggiormente penalizzata, in questo caso, è la quantità di luce acquisita e quindi la sensibilità. A sinistra, in figura, si può osservare Urano, come visto attraverso la fenditura, mentre partendo dal centro dello scatto, elongato verso destra si estende il primo ordine dello spettro.

 

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Figura 4

Spettro di Urano 19-01-2018.

 

L’atmosfera di Urano ha una elevata concentrazione di idrocarburi, in particolare del più semplice degli alcani, il metano. Le ampie e profonde bande di assorbimento nel rosso conferiscono a questo pianeta il caratteristico colore bluastro.

Lo spettro di fig.5 appartiene ad un corpo del sistema solare che ha un’atmosfera contenente ossigeno e vapore acqueo.

 

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Figura 5

 

La presenza di ossigeno è anomala perché in tempi brevi questo gas si legherebbe ad altri elementi ossidandoli e non rimarrebbe a livello molecolare come O2 per un lungo tempo; ci deve essere necessariamente qualche processo che lo rigenera con continuità. Noi conosciamo bene un processo naturale che consente questa rigenerazione, la fotosintesi clorofilliana. Lo spettro a colori di fig.5 evidenzia pure una dominanza del colore azzurro.

Si, avete capito bene, il corpo in questione è proprio il nostro pianeta, la Terra.

Mi ero chiesto come sarebbe stato lo spettro della Terra ripreso da Ganimede. Su Ganimede non ci sono però mai andato e sono rimasto con i piedi ben saldi per terra…

Una strada alternativamente percorribile, per soddisfare questa mia curiosità, era quella di osservare la Terra guardandola riflessa su uno specchio posto al di fuori dell’atmosfera. Sfortunatamente non ho avuto modo di vedere soddifatta la mia richiesta all’ESA di mettere in orbita tale manufatto, e ho di conseguenza deciso di usare un riflettore naturale già esistente, ed anche bello grosso: la Luna!!

Quando la Luna si trova nella prima o nell’ultima fase, presenta una falce illuminata dal Sole piuttosto sottile e la parte in ombra è debolmente illuminata dalla luce solare riflessa dalla Terra. Si tratta della cosiddetta luce cinerea. Come specchio, sicuramente risulta di qualità piuttosto scadente, ma certamente per la spettrografia è ugualmente più che sufficiente!

Vediamo ora come è stato possibile ottenere da terra lo spettro terreste, come se fosse ripreso da Ganimede; ma avremmo potuto prendere come possibile punto di osservazione qualsiasi altro pianeta, satellite o nave spaziale… Potenzialmente anche un pianeta di un altro sistema stellare.

Facciamo le seguenti approssimazioni: consideriamo che la riflettività della superficie lunare sia uniforme, trascuriamo il debole contributo della luce riflessa dalla Terra sulla parte della Luna illuminata dal Sole e trascuriamo la diffusione della luce dovuta all’atmosfera terrestre.

Se chiamiamo S(λ) la luce emessa dal Sole ed RT(λ) la riflettività della Terra, la luce riflessa dalla Terra T(λ) che raggiungerebbe lo spettrografo posto su Ganimede sarebbe:

a) T(λ) = S(λ) * RT(λ)

Prendiamo ora in considerazione la luce solare riflessa dalla Luna vista dalla Terra che chiamiamo SLT(λ). Se RL(λ) è la riflettività della Luna, AAT(λ) l’assorbimento dell’atmosfera terrestre e rstr(λ) la risposta strumentale, esiste la seguente relazione:

b) SLT(λ) = S(λ) * RL(λ) * AAT(λ) * rstr(λ)

La luce cinerea STLT(λ), vedi fig.6, assume la seguente relazione:

c) STLT(λ) = S(λ) * RT(λ) * RL(λ) * AAT(λ) * rstr(λ)

e quindi:

d) STLT(λ) = SLT(λ) * RT(λ)

Basandoci su d) possiamo quindi ricavare chee:

e) RT(λ) = STLT(λ) / SLT(λ)

e concludendo:

f) T(λ) = S(λ) * STLT(λ) / SLT(λ)

La relazione e) ci dice che la riflettività della Terra corrisponde allo spettro della luce cinerea diviso quello della luce solare riflessa dalla Luna. Il grafico di fig.5 rappresenta questo rapporto normalizzato. L’immagine a colori di fig.5 è stata ottenuta moltiplicando la riflettività della Terra sub e) per lo spettro solare, secondo l’equazione f).

 

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Figura 6

Posizionamento della fenditura sulla parte illuminata dalla luce riflessa dalla Terra. Nell’angolo in basso sinistra si intravede una parte di Luna satura perché illuminata dal Sole. Immagine ripresa con Newton 8”, spettrografo a fenditura riflettente, camera di ripresa e guida QHY5Lii, camera spettrografo Atik 428ex, 21-01-2018.

 

Quanto descritto sinora ha lo scopo di far comprendere come anche una disciplina basata su solidissimi criteri analitici e su un rigoroso metodo scientifico, può trasformarsi in un vero e proprio gioco, mescolando a tutto questo la curiosità e la fantasia umana.

Il tutto, inoltre, è stato ottenuto con una strumentazione alla portata della maggior parte degli astrofili; credo quindi che il passaggio da astrofilo a “spettrofilo”, come mi piace definirmi, non dovrebbe spaventare nessuno, ma solamente incuriosire!

Devo ringraziare Susy e Sara, rispettivamente mia moglie e mia figlia, per la loro immensa pazienza oltre che per il loro validissimo supporto. Onestamente, vivere con un astrofilo non deve essere molto semplice. Figurarsi con uno spettrofilo!

Nota. Tutte le immagini presenti sono state eseguite dello scrivente.

Deep sky di qualità da cieli fortemente inquinati

Ciao a tutti, ragazzi!

È da un po’ che mi riprometto di sottoporvi qualcosa di valore sul deepsky, ma in effetti, coi tempi (e gli inquinamenti) che corrono, questo tipo di ripresa diventa sempre più difficile da realizzare… Come tutti sappiamo bene, estremo rifugio dell’astrofotografo (e dell’astrofilo in generale) sono le vette delle nostre amate montagne, Alpi e Appennini, così come i più bui entroterra delle isole maggiori e più in generale tutte le zone a bassa antropizzazione. Tuttavia, operare da questi contesti è sempre più impegnativo: quand’anche volessimo escludere la complessità organizzativa che impone una sessione di ripresa in queste zone, tra i mille impegni lavorativi e familiari che tutti abbiamo, rimane pur sempre da constatare che anche questi luoghi sempre più sono intaccati dalla piaga dal dilagante spreco energetico legato alla illuminazione notturna, pubblica e privata…

Ebbene, proprio per questo non è di luoghi di frontiera per la civiltà, che oggi voglio parlare, ma più spiccatamente di comode e vicine città. Città certo nottetempo inquinate, e pesantemente anche, da luci di tutti i tipi. Insomma, degli ultimi luoghi in cui ci si aspetterebbe di trovare un astrofilo felice, men che meno un astroimager che si occupi di deepsky… E invece no. Perché, come ebbe a dire qualcuno, “la vita trova sempre un modo”, e noi astrofili, in questo senso, siamo dei veri eroi: un modo lo troviamo. Sempre! D’altro canto che sarà mai, per coloro i quali hanno fatto dell’osservazione di minuscoli, tenui e lontanissimi bagliori nel buio la loro grande passione, affrontare il “modesto” problema dell’avere qualche centinaio di lux al suolo in piena notte? Eccheccazzo!!!

Sarcasmo a parte, i più esperti certo lo sanno bene, per riprendere gli oggetti deepsky con risultati grandemente qualitativi esistono da diversi anni in commercio dei filtri, i filtri narrow band (a banda stretta), che permettono di realizzare ottime riprese anche dai medi cieli urbani. Il principio è molto semplice: sapendo che le sorgenti astronomiche emettono, un po’ come dei radiofari, soprattutto in alcune precise bande dello spettro elettromagnetico, è sufficiente “sintonizzarsi”, grazie a questi filtri, su quelle specifiche frequenze (idrogeno ionizzato, ossigeno ionizzato, zolfo ionizzato, ecc..), ancora abbastanza poco intaccate dall’IL, per ottenere una luce meno spuria, quasi inviolata. Una luce in presa diretta dallo spazio profondo.

Più in dettaglio, però, oggi andiamo a parlare di chi suole fare delle riprese narrow band un vero “sport estremo”, andando direttamente al cuore della questione: andiamo a parlare, cioè, di come sia possibile effettuare riprese deepsky di alta qualità persino dai pressi della più inquinata città della Pianura Padana, nonché, probabilmente, di tutta Italia: Milano! La splendida città meneghina, ricca di storia e bellezze è infatti, purtroppo, anche la patria nazionale dell’inquinamento luminoso, con una brillantezza media annua del cielo notturno che non teme il confronto con nessuna tra le maggiori megalopoli europee e mondiali. Per intenderci, Londra, Parigi e Berlino sono sovrastate da mostro luminoso che irradia il cielo notturno in maniera non dissimile da quanto avviene nella città della Borsa.

Come accennato, fare riprese in questi contesti può risultare un po’ uno “sport estremo”, ma non per questo risulta essere qualcosa di impossibile. Basta avere i giusti strumenti e la giusta passione.
Di questo stesso mio avviso, evidentemente, è anche l’amico e ottimo (astro)fotografo, Marco Formenton, che da lì opera: proprio dai pressi di Milano!

Le immagini che realizza testimoniano una passione evidente, ma quel che risulta molto meno evidente sono le lunghissime ore di lavoro necessarie per effettuare l’elaborazione e, ancor di più, le riprese stesse. Eh, sì, perché, per chi non lo sapesse, i filtri narrow band di qualità sono davvero stretti, e lasciano passare solo una minima quantità di luce (circa il 2% delle frequenze). Questo comporta ovviamente un aggravio notevolissimo delle difficoltà tecniche.

Certo, le riprese sono state realizzate con un setup di alta qualità, studiato da noi appositamente assieme a Marco; ma si tratta di un setup assolutamente tutt’altro che fantascientifico, di fatto alla portata di tutti!
Si tratta di un tripletto FPL53 TS TLAPO804 e di un tripletto FPL51 Tecnosky 115/800 V2, ridotti e/o spianati ed equipaggiato di una camera CMOS ASI1600MMC, dal costo davvero accessibile; il tutto, su una sempreverde montatura Skywatcher EQ6 moddata Astronomy Expert. Ah, sì, naturalmente anche dei filtri di buona qualità, sono un po’ indispensabili: perché qui i filtri fanno la differenza, letteralmente, tra la notte (o qualcosa che ci somiglia) e il giorno (o qualcosa che ci somiglia)… 🙂

Con ciò detto, non mi resta che passare la parola all’autore delle splendide foto che avrete certo già iniziato ad apprezzare con un veloce scroll di pagina. Altrimenti non credo vi sareste sorbiti questo mio polpettone introduttivo… :DDD

In nostri ringraziamenti vanno a Marco per il contributo e lo splendido lavoro svolto, che (ancora una volta in questa sede lo voglio ribadire) ci mostra come conti infinitamente di più una grande passione di tutto il resto. È questa passione, incontenibile, che dovrebbe guidare la vita di tutti noi: anche se ci porta al sacrificio di un meritato sonno in favore di lunghe ore di impegno e concentrazione; anche se ci costringe a stare al freddo vero, magari dietro a una guida che fa i capricci; anche se ci porta a passare il weekend a mordersi le unghie mille volte dietro a un monitor, alla ricerca della una elaborazione perfetta, che non viene mai…

Senza impegno, senza dedizione, senza sacrificio, non si va da nessuna parte, ragazzi! E anche allora, non è mai detto, fino alla fine, fino a risultato incassato, fino a quando ciò che cerchi non compare davanti ai tuoi occhi, e lascia stupito pure te…

Come sempre, l’astronomia è vera, grande maestra di vita!!!

Non solo quando siamo al telescopio.

Buona lettura a tutti.

LUCA ZANCHETTA – TELESKOP SERVICE ITALIA


Ho alzato per la primissima volta il naso all’insù nel settembre 2016 quando insieme all’amico Fabrizio Vicini ho scoperto lo spettacolo della Via Lattea alta nel cielo. Fabrizio, che già era appassionato di astronomia cominciò a farmi notare le costellazioni che ruotano lungo la polare, l’Orsa Maggiore e Cassiopea, poi fece uno scatto, per me a quell’epoca era uno scatto a casaccio nel cielo, poi mi fece vedere lo schermo della reflex, fece uno zoom e mi disse: “vedi quel batuffolo di cotone? Ecco quella è la galassia di Andromeda!”.

Rimasi sbalordito!

Da lì la voglia di scoprire cosa si celasse in ogni angolo del cielo si è insinuata nella mia mente, ho iniziato a documentarmi, a scoprire un mondo per me totalmente nuovo fino a quando, nel febbraio 2017 acquistai il mio primo Skywatcher Star Adventurer a cui affiancai la mia reflex Nikon D750.

Da questo momento cominciai a sperimentare.

Il primo scoglio fu metter in polare la strumentazione che per uno come me che mai si era dedicato all’osservazione astronomica era già un bel traguardo.

Poi i primi scatti alla Grande Nebulosa di Orione, M42, la più semplice, non fotograficamente, ma da centrare, perché non riconoscendo ancora le costellazioni non è per nulla semplice inquadrare soggetti invisibili al nostro occhio.

Cominciai a vedere i primi risultati verso marzo, passando ore ed ore in mezzo alle campagne del Pavese a provare e riprovare.

Lo Star Adventurer e la Nikon D750 cominciarono presto a starmi stretti.

Mi rivolsi allora ai ragazzi di Teleskop Service Italia dove acquistai la mia prima montatura equatoriale Skywatcher NEQ6 Pro con modifica Rowan cui affiancai lo splendido Skywatcher 200 f4.

Presto mi ritrovai in un ambiente nuovo, ma in cui ero a mio agio, dove ho conosciuto tante persone nuove ma soprattutto buoni amici, in particolar modo il fantastico team Eye In The Sky Astronomy di Caldonazzo che ammiro e stimo moltissimo!

A Luglio 2017 partecipai al mio primissimo star party organizzato proprio dai ragazzi dell’EITSA sul monte Panarotta e lì scoprii davvero la differenza di un buon cielo rispetto a dove riprendo abitualmente.

La passione si è sempre fatta più forte in me e decisi di fare il grande salto verso sensori più performanti, ma in un momento di trasizione forte come questo è stato arduo scegliere tra sensore CCD oppure CMOS.

Ad oggi, a distanza di un anno, parecchie ore di sonno in meno e tanti sacrifici ecco il mio setup (spero) definitivo:

Montatura: Skywatcher AZEQ6 GT
Camera: Zwo ASI1600MM-C
Filtri: ZWO LRGB – HAlfa 7nm – SII 7nm – OIII 7nm
Guida: QHY5-LII su OAG TS-Optics Off-Axis Guider TSOAG9
Telescopio: TS Photoline Triplet FPL-53 Super Apo – 80mm aperture / 480mm focal length (f/6)
Tecnosky Rifrattore ApoTripletto 115/800 V2
Riduttore/Spianatore: TS-Optics PHOTOLINE 2″ 0,79x Reducer 4-element for Astrophotography
Spianatore: TS-Optics PHOTOLINE 2″ 1.0x Flattener for Refractors and Apos

Il luogo delle mie riprese è per il 99% il terrazzo di casa mia, in provincia di Pavia, ad una trentina di minuti a sud di Milano, da qui il mio uso smodato dei filtri narrowband che permettono la ripresa di soggetti deboli con buoni risultati.

In alternativa, lavoro e famiglia permettendo mi sposto sulle colline dell’oltrepò, a meno di un’ora da casa dove il cielo raggiunge un SQM di 21.

Ma le serate più belle restano quelle trascorse in Trentino, in compagnia di Andrea, Silvano, Roberto, Simone e tutto il fantastico gruppo EITSA a cui sono molto affezionato!