Assenza di marcatore sullo specchio (primario): come realizzarlo

In questi ultimi tempi, qui a TS Italia, ci sono state richieste parecchie lavorazioni interessanti, alcune anche molto strutturate: dalle pulizie a restauri complessi, dalle lavorazioni opto-meccaniche avanzate alle semplici collimazioni, per finire con qualche bella verifica sotto il cielo reale.

Una richiesta frequente, è stata quella di realizzare il marcatore di centro dello specchio, laddove assente; tendenzialmente si tratta di primari newton di produzione economica o artigianale, ma in qualche occasione anche di secondari di schema Cassegrain-derivato.

Ebbene, abbiamo quindi deciso di realizzare questo mini-tutorial per guidare gli astrofili un po’ più esperti, ma senza troppa esperienza nello smontaggio di ottiche e celle, nella realizzazione di questa lavorazione in autonomia.

Le tecniche sono molte, e variano anche a seconda del diametro, ma questa è la personale ToDo-List che ho messo a punto nel corso del tempo.

 

FASE 1: smontare la cella del primario dall’OTA e rimuovere il primario dalla cella
Questa è una operazione estremamente semplice, solitamente ultimabile semplicemente svitando le 3-6 viti presenti lungo il bordo della cella del primario, e procedendo quindi alla rimozione delle graffe che tengono in posa il primario entro la cella. Nel caso di primari newton, al cosa è quindi piuttosto semplice; più complicata, e difficilmente descrivibile con degli step universali, è l’operazione di smontaggio dei secondari in genere o dello specchio primario da un Cassegrain-derivato. Certamente, in tutti i casi si inizia dalla rimozione del supporto meccanico (cella del primario, lastra o razze) dall’OTA.

FASE 2: misurare con precisione il diametro dello specchio
Per eseguire questa fase può essere adottato un grosso calibro (in commercio se ne trovano a buon mercato) oppure si può marcare il profilo dello specchio con una matita, capovolgendo il primario su un supporto di carta pulita (meglio di tutto, carta velina). Attenzione a seguire il bordo con precisione, usando matite molto ben affilate e mantenendo la distanza dal bordo sempre uguale e la minima possibile (l’opzione migliore, in questo caso, è ruotare foglio e specchio insieme, restando con la matita in posizione relativamente fissa). A questo punto basta spostare lo specchio per misurare con precisione il diametro del cerchio ricavato. Misurate con molta cura!

FASE 3: realizzare la dima
Il mio consiglio è quello di realizze una dima al computer, riportando le misure precedentemente ottenute su un software di disegno vettoriale; sarà naturalmente necessario aver cura di realizzare un disegno circolare che in stampa risulti conservare le identiche dimensioni in millimetri del disegno realizzato a PC. Si passa quindi a tracciare sul disegno una croce che attraversi l’intero cerchio e che sia passante per il centro dello stesso (in pratica, si tratta di tracciare due diametri della circonferenza, perpendicolari tra loro). A questo punto si passa alla stampa e, verificato che le dimensioni siano rispettate alla perfezione, resta solo da praticare un piccolo forellino con un ago sul centro del disegno appena ottenuto. Lo stesso risultato si può conseguire in maniera assai più “analogica”, lavorando con un compasso direttamente su carta; la soluzione è interessante soprattutto se non si ha troppa dimestichezza con il disegno al PC, oppure se si hanno specchi sopra gli 8″ da contrassegnare e non si dispone di una stampante in formato A3.

FASE 4: posizionare la dima
Ora è necessario portare la dima a coincidere con il bordo alluminato dello specchio e fissarla con dei pezzetti di scotch carta in modo simmetrico, al fine di non falsare la posizione reale del centro del disegno rispetto al centro dello specchio. Un’ottima soluzione è quella di applicare quattro pezzetti di scotch a 90° l’uno dall’altro, sfruttando come riferimenti esatti i quattro punti di intersezione tra la croce e la circonferenza presenti sulla dima; questo permetterà di non rischiare di sbilanciare il centraggio, evitando di tirare il foglio da un lato.

FASE 5: marcare lo specchio in via preliminare
Per tracciare un primo riferimento di centraggio, si va a sfruttare il forellino presente sul centro della dima, per marcare con un marcatore indelebile nero il centro dello specchio. Va ricordato che il pennarello va solamente appoggiato al foglio e premuto leggermente, fino al contatto con la superficie alluminata; resta imperativo non muoverlo assolutamente, per evitare di alterare la geometria di precisione tanto faticosamente conseguita! Inoltre realizzare un segno molto piccolo permette di conservare una maggior precisione per la fase di marcatura finale: il segno deve quindi preferibilmente essere appena percettibile, bastante esclusivamente a fare da guida.

FASE 6: marcatura definitiva
Se si sta marcando uno specchio primario, può essere raccomandabile adottare un comunissimo anellino salvabuchi, reperibile presso ogni cartoleria, oppure dei supporti adesivinoti come “feltrini per cristalli”, reperibili presso qualsiasi negozio di ferramenta/bricolage/hobbistica. A piacere, si può anche pensare di colorare il supporto prescelto usando il marcatore nero indelebile di cui sopra; naturalmente questa operazione andrebbe effettuata prima di rimuovere il marcatore dal supporto sulla quale si trova in origine; personalmente, tuttavia, ritengo questa operazione abbastanza sconsigliabile e anzi un po’ pericolosa… Durante una successiva pulizia dello specchio, infatti, verranno quasi certamente utilizzati dei solventi, come l’alcool isopropilico, davvero diffusissimo nel mondo dell’astronomia amatoriale! Agendo con un panno imbevuto con questo alcool quasi certamente si asporterà la verniciatura nera dal marcatore, con il serio rischio di depositarla in parte sulla superficie ottica. Se si sta marcando un secondario, diversamente, l’opzione migliore è proprio quella di adottare un pennarello indelebile a punta sottile per rendere progressivamente più netto il marcatore, senza alterarne la precisione di collocazione; i secondari, infatti, assai più raramente necessitano di pulizie profonde e accurate e quindi non si corre affatto il rischio di rimuovere il marcatore alla prima pulizia. Esiste tuttavia, anche in questo caso, la possibilità di utilizzare dei marcatori rotondi adesivi; date le piccole dimensioni dei secondari, suggerisco di non adottare i salvabuchi, ma esclusivamente i “feltrini per cristalli”, purché di dimensioni contenute.

 

E con questo il gioco è fatto! Un esempio del prima e del dopo potete vederli qui in questo post.

A presto amici!

LUCA ZANCHETTA – TELESKOP SERVICE ITALIA