L’astronomia è condivisione, sia se la facciamo per hobby che per professione. La condivisione diventa necessaria quando parliamo di dati, di fotografie e di tutto ciò che può essere utile alla scienza o nell’apprendere nozioni in un campo nuovo. Se nessuno condividesse le proprie esperienze sarebbero molto pochi gli appassionati del cielo e ancora meno i progressi fatti dalla scienza negli ultimi secoli.
Spesso mi hanno chiesto quale fosse il segreto delle mie immagini, quale magica pozione utilizzassi per elaborarle. Molti sono infatti convinti che la magia di una foto la si crei nella fase di elaborazione, dove con qualche software potente come Photoshop potremo estrarre dettagli sorprendenti di una nebulosa, magari partendo da una sfocata fotografia a un segnale stradale. Certo, tutto è possibile, anche questo, ma credo che sarebbe bello partire da un’immagine reale e fare tutte quelle operazioni che non alterano il segnale catturato. L’obiettivo di un’elaborazione, sia pur estetica, di una fotografia astronomia dovrebbe essere quello di mostrare al meglio tutto il segnale catturato, senza cambiarlo, senza interpretare la realtà che resta quella che il nostro sensore digitale ha catturato. La tentazione di passare dalla fase di elaborazione a quella di fotoritocco può essere grande, soprattutto quando la nostra voglia di ottenere buoni risultati si trasforma in frustrazione vedendo in giro capolavori in apparenza irraggiungibili.
La fase fondamentale della realizzazione di un’ottima immagine astronomica si affronta sempre durante lo scatto, sul campo, spesso al freddo e all’umido. E’ una fase che spesso inizia prima dello scendere del buio, quando dobbiamo trovare il luogo adatto, privo di luci e di umidità, allineare il cercatore, collimare lo strumento (se serve), stazionare in modo perfetto la montatura verso il polo, scegliere il soggetto migliore per la serata e la strumentazione, che deve avere certe caratteristiche, impostare la guida, curare l’inquadratura, la messa a fuoco e poi sperare che per almeno 3-4 ore vada tutto bene, perché quando tutto funziona ed è stato ottimizzato l’unico segreto è questo: esporre, esporre ed esporre per 3-4-5 e più ore. Solo in rarissimi casi si possono ottenere splendide fotografie con un tempo di integrazione totale inferiore a un’ora e sempre la potenziale bellezza di uno scatto aumenta all’incrementare del tempo che gli dedichiamo, non di fronte al computer a elaborarlo ma sotto il cielo, a raccogliere fotoni che hanno viaggiato per migliaia o milioni di anni luce.
Proprio per dare un punto di riferimento a chi cerca di addentrarsi nel mondo della fotografia a lunga esposizione del profondo cielo o per tutti coloro che vogliono capire come migliorare i propri risultati, ho messo a disposizione una serie di fit scattati al cielo coon differenti strumenti e sensori. Per questioni di spazio non ho potuto mettere a disposizione i file singoli con i frame di calibrazione ma solo i file grezzi calibrati e sommati. Potete utilizzarli per fare pratica, divertirvi con gli amici, provare a scovare (e ce ne sono molti) i difetti. Potete pubblicarli per uso non commerciale citando sempre l’autore. Non dovete mai, in nessun caso, eliminare i riferimenti per l’autore o, peggio, spacciarli per vostri perché se vi becco sono cavoli amari 🙂 .
Alcune immagini non le ho elaborate neanche io ancora, per mancanza di tempo, quindi non ho la minima idea di come potranno venire. Molte altre, invece, le trovate elaborate nella mia gallaery su astrobin: http://www.astrobin.com/users/Daniele.Gasparri/collections/253/
Ecco l’elenco completo da cui poter scaricare le immagini. I file sono compressi in formato zip. All’interno troverete il file fit. Ho scelto questo formato, che Photoshop non legge a meno di scaricare il programma gratuito Fits Liberator, perché è lo standard internazionale per tutti i dati astronomici. Tutti i software appositi lo leggono, compreso Deep Sky Stacker, Nebulosity, Iris, Registax, MaxIm DL, PixInsight, AstroArt…
Mettete questo post tra i preferiti perché con il tempo verrà aggiornato con nuovi scatti, compresi quelli in alta risoluzione:
- Costellazione dell’Aquila. Obiettivo da 50 mm, media di 14 scatti da 240 secondi e Canon 450D full spectrum (sono stato buono, questo è un file png che legge anche Paint);
- Nebulosa Fiamma. Newton 25 cm f4.8, 26X720 e camera CCD SBIG ST-2000XCM;
- Flaming star nebula. TS IN ED70 mm, 10X720, ST-2000XCM;
- Flaming star nebula in h-alpha (12 nm) e camera a colori. 17X1800, ST-2000XCM;
- Helix Nebula. Newton 25 cm, 24X720, ST-2000XCM;
- Nebulosa Testa di Cavallo, Newton 25 cm, 26X720, ST-2000XCM;
- Iris Nebula, Newton 25 cm, 27X720, ST-2000XCM;
- M16, Newton 25 cm, 15X720, ST-2000XCM;
- M17, acromatico 80 mm f5, 5X1000, ST-7XME (camera monocromatica);
- M17, Newton 25 cm, 11X720, ST-2000XCM;
- M22, acromatico 80 mm f5, 6X1000, ST-7XME;
- M33, Newton 25 cm, 47X720, ST-2000XCM;
- M45, Newton 25 cm, 10X720, ST-2000XCM;
- M45, TS IN ED70mm, 11X720, ST-2000XCM;
- M51, Sharpstar 106 mm, 39X600, ST-7XME;
- M57, Newton 25 cm, 3X1000, ST-7XME;
- M74, Newton 25 cm, 31X720, ST-2000XCM;
- M76, Newton 25 cm, 15X720, ST-2000XCM;
- M78, TS IN ED70mm, 24X720, ST-2000XCM;
- M101, Newton 25 cm, 3X1800, ST-7XME;
- NGC206, Newton 25 cm, 30X720, ST-2000XCM;
- NGC253, Newton 25 cm, 21X720, ST-2000XCM;
- NGC891, Newton 25 cm, 20X720, ST-2000XCM;
- NGC7331, Newton 25 cm, 24X720, ST-2000XCM;
- Trifida, Newton 25 cm, 3X720, ST-2000XCM;
- VDB152, TS IN ED70mm, 31X720, ST-2000XCM;